Mentre il Papa invita a pregare per i cristiani iracheni

baghdadBAGHDAD, 9. Davanti all’immane tragedia che ha colpito la comunità cristiana in Iraq, vittima di violenze, intimidazioni e soprusi da parte soprattutto delle truppe dello Stato islamico, si moltiplicano in tutto il mondo le dichiarazioni e le iniziative di solidarietà a sostegno in particolare dei circa centomila cristiani che hanno dovuto abbandonare le proprie case.
Il Papa con nuovi tweet è tornato a chiedere preghiera e solidarietà per le popolazioni e i cristiani in fuga. D all’Italia la risposta della Conferenza episcopale è stata immediata e la disponibilità a ospitare i profughi iracheni nelle diocesi è stata accolta con parole di ringraziamento e speranza da don Francesco Antonio Soddu, direttore nazionale di Caritas Italiana. «Prossimo passo — ha detto — sarà la diffusione a tutte le Caritas diocesane di un documento con alcune prime indicazioni di lavoro. Poi ci coordineremo con Caritas Internationalis per continuare a portare aiuto a chi ha bisogno. Sfrutteremo al massimo la rete di aiuto della Caritas italiana per essere pronti ad accogliere». Il 15 agosto in tutte le chiese del Paese si pregherà per chiedere «concordia e sollievo per i cristiani drammaticamente perseguitati in tante parti del mondo». La situazione nel Paese continua a essere preoccupante per i cristiani rimasti. «I jihadisti del califfato — ha raccontato all’agenzia Fides suor Luigina, delle Figlie di Maria Immacolata — sono arrivati in forze e con gli altoparlanti hanno imposto alla popolazione di abbandonare le loro case così come erano. La gente è stata costretta a scappare in pigiama. Qaraqosh, la più grande città cristiana dell’Iraq, e tutti i villaggi circostanti sono stati svuotati dei loro abitanti di fede cristiana. Persino il villaggio di Alqosh, abitato da sempre solo da cristiani, è stato abbandonato. Non abbiamo ancora cifre precise sul numero degli sfollati. Si tenga presente però che la valle di Ninive aveva accolto i cristiani cacciati da Mosul nelle ultime settimane e quelli che fin dal 2003 erano fuggiti da Baghdad. Ora — ha aggiunto la religiosa — queste persone si trovano alla frontiera con il Kurdistan iracheno». Nell’esprimere vicinanza ai cristiani iracheni perseguitati, l’a rc i -vescovo di Canterbury e primate della Comunione anglicana, Justin Welby, ha lanciato un appello al Governo britannico (come avevano fatto in precedenza altri vescovi della Church of England) affinché «accolga sul suo suolo gli sfollati e i rifugiati cristiani. Credo che come la Francia — ha dichiarato Welby — le porte del Regno Unito debbano essere aperte per i rifugiati». Anche l’agenzia AsiaNews ha lanciato una campagna di raccolta fondi intitolata «Adotta un cristiano di Mosul», per rispondere all’immane «catastrofe umanitaria — così l’ha definita nei giorni scorsi il patriarca di Babilonia dei Caldei, Louis Raphaël I Sako — che rischia di diventare un vero e proprio genocidio». AsiaNews invita i lettori a contribuire andando oltre l’indignazione e la condanna. I fondi raccolti saranno inviati al patriarcato, che provvederà a distribuirli secondo i bisogni di ciascuna famiglia. In Canada invece, facendo seguito agli appelli lanciati da Papa Francesco, la Conferenza episcopale, i vescovi a titolo personale e singolarmente le singole diocesi si sono mobilitati per chiedere al Governo di aumentare il numero di posti disponibili.

© Osservatore Romano - 10 agosto 2014