La violenza continua, ma la nostra carità pure

In conseguenza dell’assalto alla flotta umanitaria destinata alla popolazione di gaza, lo scorso 31 maggio, la situazione in Terra santa rischia di degenerare; tuttavia Sua Beatitudine il Patriarca latino di Gerusalemme Fouad Twal, custodisce la speranza che le giovani generazioni di palestinesi e di israeliani possano un giorno conoscere la pace. Egli risponde qui ad alcune domande di Anne-Sophie Legge nel quadro di un dossier su Caritas Gerusalemme, un’organizzazione cattolica di aiuto umanitario fondata nel 1967, di cui egli è il presidente. Anne-Sophie Legge: La comunità internazionale ha duramente condannato l'assalto omicida contro una flotta umanitaria per Gaza. Qual è stata la sua reazione?

Patriarca Fouad Twal: Il nostro ruolo è doppio. Noi siamo parte della comunità internazionale e al tempo stesso, siamo parte del popolo imprigionato nei Territori occupati. Noi condanniamo ogni forma di violenza e vogliamo che tutti possano vivere insieme, liberi e felici, senza alcuna eccezione, siano essi musulmani, ebrei o cristiani.  Qualsiasi azione contro il dialogo non serve la causa della pace, non importa chi la commetta.

ASL : Attualmente, il presidente americano Barack Obama si sforza  di rilanciare i negoziati israelo-palestinesi sotto forma di negoziati  indiretti. Lei pensa che questo tentativo avrà successo?
FT: Preghiamo che i negoziati possano avere  esito positivo e che questa terra del Calvario possa un giorno diventare una terra di pace. Bisogna conservare la speranza. Non abbiamo il diritto di perdere la speranza, anche se in questo momento, la situazione non sembra favorevole ai negoziati. Ci vuole buon senso, una visione grande e un cuore grande perché la situazione migliori. La violenza non è mai una soluzione.

Noi speriamo di contribuire  al riavvicinamento dei popoli grazie ai progetti che conduciamo nei Territori occupati con la Caritas.

La Caritas stessa opera nei Territori palestinesi occupati fin da dopo la guerra dei sei giorni del 1967. Sì, la violenza continua, ma continua anche la nostra carità. Le nostre scuole ed i nostri ospedali restano aperti. Personalmente, credo molto alla educazione. Nelle nostre scuole, i bambini giocano insieme, mangiano insieme, pregano insieme, questo è il miglior dialogo che esiste, il modo migliore per aprirsi.

ASL: Qual è l'impatto degli aiuti internazionali nei territori palestinesi?
FT: Nella Striscia di Gaza, i problemi sono enormi. Ci sono molte persone segnate dalla guerra, Gaza è piena di case distrutte. La Caritas opera nel campo dei servizi sociali, della sanità e dell’ istruzione. Questo aiuto è molto importante. C'è una solidarietà mondiale verso Gerusalemme e i beneficiari della nostra Caritas lo avvertono.

Noi riceviamo molto aiuto e ne abbiamo bisogno, ma ciò di cui maggiormente abbiamo necessità non lo abbiamo ancora ottenuto. Si tratta della pace!. L'aiuto che riceviamo è come l'aspirina. Questo ci allevia, ma questa non è una soluzione duratura. L'occupazione ci impedisce di avere una vita normale, di poterci muovere liberamente per andare al lavoro, all’ospedale o in chiesa come tutti gli altri. Non è vita questa! Bisogna togliere il blocco a Gaza. Nessun popolo dovrebbe subire una cosa simile. Noi vogliamo solamente essere un popolo come gli altri, non vogliamo ottenere dei privilegi. Il conflitto dura da decenni e la gente è stanca. La nuova generazione, i giovani palestinesi e israeliani sono nati in un clima di violenza e sono cresciuti sotto la violenza dell’occupazione. La violenza è tutto quello che conoscono. Come potranno prendere in considerazione una situazione di pace? Io penso che ci sia una grande responsabilità che i dirigenti religiosi e politici si devono assumere. Ognuno deve chiedersi che cosa possa fare per far conoscere  la pace a questa nuova generazione.

ASL: Come è percepita la Caritas nei territori palestinesi in quanto organizzazione cattolica?

FT: Noi siamo una organizzazione del tutto cattolica e lo diciamo con orgoglio. Non bisogna avere paura di dire le cose. La nostra organizzazione è al 100% cattolica, ma è aperta a tutti. I nostri beneficiari lo sanno. Noi offriamo dei servizi nel campo sociale, medico, educativo. Servizi  di cui i Palestinesi hanno bisogno e per i quali essi sono contenti che noi ci siamo. La nostra carità non conosce frontiere.

Fonte: Caritas Internationalis
http://www.caritas.org/fractivities/emergencies/LatinPatriarchJerusalem.html