MONDO ARABO RECEPISCA QUESTA MANO TESA

Un discorso "importante" ma alle parole "seguano i fatti". Dalle chiese mediorientali arrivano apprezzamenti per il presidente Usa Barack Obama che oggi al Cairo ha teso la mano al mondo islamico in un discorso che già molti definiscono storico. "Un discorso che ci voleva da tanto tempo - dichiara al Sir mons. Giuseppe Sarraf, vescovo del Cairo dei Caldei, tra coloro che erano presenti all'università ad ascoltare Obama - il presidente Usa ha avuto il coraggio di farlo, scegliendo l'Egitto per la sua posizione ed il suo peso in Medio Oriente e nel mondo islamico. Il messaggio forte che arriva è quello di lavorare insieme per trovare soluzione a tutta una agenda di temi, la democrazia, il terrorismo, la libertà religiosa, i diritti umani, la dignità della donna, la globalizzazione, che sono al centro di discussione nel mondo islamico tra moderati e fondamentalisti". "Speriamo - conclude - che l'Islam il mondo arabo sappiano recepire questa mano tesa. Inizia un nuovo processo, una nuova era. Credo anche che l'immagine degli Usa ne trarrà giovamento. Obama vuole vermanete cambiare".

Anche per il Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, "siamo davanti ad un evidente cambiamento di strategia americano che sicuramente sarà accolto in modo positivo dal mondo arabo. Fa ben sperare per il futuro". "Il presidente Usa - spiega al Sir il francescano - è stato molto equilibrato, ribadendo il legame con Israele ma assumendo nel contempo una posizione nuova con il mondo arabo che segna una ripartenza ed un cambio di strategia e di rapporti che daranno ulteriore impulso alla ricerca di una soluzione del problema principale, quello del conflitto israelo-palestinese". Un cambiamento politico e diplomatico che per Pizzaballa "comporterà di certo delle rinunce alle parti in campo: Israele e palestinesi dovranno ripensare le rispettive posizioni e richieste. Altra novità, importante, da segnalare è che Obama si è rivolto ad Hamas chiedendo di fatto il riconoscimento di Israele. Come anche il riconoscimento del nucleare pacifico per l'Iran. Temi che probabilmente non saranno piaciuti ad Israele". Tuttavia, aggiunge il Custode, "Obama si è, in maniera equilibrata, impegnato nei confronti sia di Israele che dei palestinesi". Sul rischio di un discorso solo di facciata, il religioso non ha dubbi: "certamente gli Usa vogliono rifarsi un'immagine davanti al mondo arabo, oggi negativa, ma non basta un discorso, ci vogliono fatti concreti. Oggi ho visto un Obama sincero, determinato e trasparente".

A porre l'attenzione sul conflitto israelo-palestinese è anche mons. Paul Dahdah, vicario apostolico dei latini di Beirut per il quale "le parole di Obama saranno importanti tanto più se le due parti, Usa e mondo arabo si riveleranno sinceri". Spiega al Sir il vicario: "l'auspicio è che questo discorso non serva solo a cambiare l'immagine degli Usa ma anche a dare slancio ad una attività politica forte che miri a risolvere quella che è la vera radice di ogni problema qui nella regione, il conflitto tra israeliani e palestinesi. Se non si risolve questo, il tendere la mano non porterà a nessun risultato". I riferimenti fatti dal presidente americano alla difesa della giustizia e del diritto per mons. Dahdah sono "fondamentali". "Se ci sarà il rispetto dei diritti di tutte le parti in causa si troverà la soluzione. Ripeto: questo discorso non deve servire solo a rifare l'immagine degli Usa deturpata da scelte di guerra ma deve veramente segnare un nuovo inizio. Alle parole seguano fatti concreti".

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