“Nella testimonianza della fede, non contano i successi, ma la fedeltà a Cristo”.

Edith Steindi Gabriella Ceraso
Nella testimonianza della fede, non contano i successi, ma la fedeltà a Cristo”. Questo il tweet che Papa Francesco oggi, giorno della memoria liturgica, dedica a Santa Teresa Benedetta della Croce, nome che la filosofa e mistica tedesca Edith Stein assunse entrando

nell’Ordine delle Carmelitane Scalze.

Le parole di Francesco ricalcano e evidenziano quelle che Edith disse alla madre superiora del Carmelo nel loro primo colloquio: “Non l’attività umana può aiutarci, ma la passione di Cristo. Esserne parte è il mio desiderio”. E sul santino della sua professione perenne fece incidere le parole di San Giovanni della Croce: “Il mio unico compito d’ora in poi sarà soltanto amare di più”.

Appassionanti la vita e  il cammino spirituale di questa “giovane donna in cerca della verità” - come la definì Giovanni Paolo II nell'omelia per la canonizzazione nel 1998 - “che grazie al lavorio silenzioso della grazia divina, è diventata una santa ed una martire”. Già infatti all’età di quindici anni Edith lasciò la tradizione ebraica in cui era cresciuta e decise di "non pregare più", come lei stessa ammise, trascorrendo la giovinezza con “spirito ateistico”. Ma furono proprio gli studi filosofici alla scuola fenomenologica di Husserl a portarla in contatto con il Vangelo, fino alla decisiva lettura della “Vita di Santa Teresa d’Avila" in una notte d’estate. Era il 1921, Edith era sola nella casa di campagna di alcuni amici e racconta: "Presi casualmente un libro dalla biblioteca e non potei più lasciarlo finché non ebbi finito... Quando lo richiusi, mi dissi: questa è la verità".

 “Volle andare da sola alla radice delle cose” sottolineò Papa Woityla anche durante la beatificazione della monaca tedesca a Colonia il 1° maggio del 1987, e la sua ricerca della verità non la condusse ad un concetto, ma a Dio; così, "senza indugio si fece battezzare e accogliere nella Chiesa cattolica". Santa Teresa Benedetta della Croce dice a tutti noi: "Non accettate nulla come verità che sia privo di amore. E non accettate nulla come amore che sia privo di verità!".

Ascolta e scarica alcuni passaggi dell'omelia di Giovanni Paolo II nel giorno della canonizzazione di Edith Stein nel 1998:

L'altro insegnamento che questa "grande figlia del popolo ebraico e grande cristiana" ci lascia, secondo la lettura che ne diede ancora Giovanni Paolo II, è che l'amore per Cristo passa attraverso il dolore abbracciato con serenità e fiducia. Edith Stein ne fu testimone fino alla fine, fino all'offerta suprema del 9 agosto del 1942. Quel giorno, non avendo ancora compiuto 51 anni, Edith Stein morì con la sorella Rosa, nelle camere a gas del campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau. Anche allora, disse - proclamandola Santa - Giovanni Paolo II, "vedeva la croce avvicinarsi inesorabilmente ma non è fuggita terrorizzata", "l’ha abbracciata in cristiana speranza nell’ultimo slancio di amore e dedizione". Chi ama davvero, disse il Papa in quella occsasione, "non si arresta di fronte alla prospettiva della sofferenza: accetta la comunione nel dolore con la persona amata".

RV   9.8.2017