La presenza cristiana in Medio Oriente, una garanzia

fedeli-medio-oriente.jpg"La presenza cristiana rappresenta una garanzia irrinunciabile per salvaguardare il carattere pluralista della società mediorientale", lo ha affermato il cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, in occasione della tavola rotonda sul tema "I cristiani in Medio Oriente tra futuro, tradizione e Islam" svoltasi presso la comunità di Sant'Egidio in Roma. "Tale garanzia, - ha proseguito il porporato - invocata come necessaria per l'edificazione degli Stati nazionali a carattere democratico, non va intesa come contrapposizione alla dimensione islamica di quelle società, quanto piuttosto come deterrente alla tentazione di derive nazionalistiche ed etniche".

 

Il cardinale ha poi offerto un ulteriore motivo di riflessione, affermando che "l'Europa e il mondo occidentale in genere, ritengo debbano compiere lo sforzo di riservare una più puntuale considerazione alla componente cristiana inserita nel contesto islamico. Si tratta di trovare una corretta posizione, quella di interlocutori interessati e partecipi dell'avvenire di queste comunità, se si vuole assicurare in termini realmente euro-mediterranei il futuro della regione".
Riguardo al futuro delle comunità cristiane, che rappresentano una minoranza "complessa e articolata", dentro una vasta area a maggioranza musulmana, il cardinale ha indicato la necessità di affrontare la situazione con "nuove visioni". Si tratta di comprendere le radici del continuo esodo dei cristiani dai Paesi del Medio Oriente diretti in occidente. Questo fenomeno "inarrestabile" dell'emigrazione "riguarda non solo i cristiani che vivono in situazioni di conflitto o di crisi permanente, ma anche comunità che vivono in contesti non particolarmente segnati da grave disagio. L'emigrazione diviene, per chi se lo può permettere, una risposta drastica e definitiva al groviglio di nodi irrisolti che tenta di soffocare la vita delle comunità cristiane in Medio Oriente".
Per questo, il Prefetto ha chiesto un intervento efficace, quale l'intensificarsi dell'azione pastorale e sociale, "volta a scongiurare l'emorragia delle forze più promettenti, che sono quelle giovanili, e contenere il problema in generale. È, infatti, evidente che la fine della presenza cristiana rappresenterebbe una grave perdita per il futuro e la vivibilità dell'intero Medio Oriente e del mondo. Non è un interesse di parte quello che riserviamo ad una regione che tutta l'umanità sente come il cuore religioso di buona parte del mondo". Il Porporato ha avvertito, d'altra parte, che non possiamo contare solo sugli sforzi dei pastori e dei fedeli orientali, perché coinvolti in contesti segnati "da varie forme di insicurezza e povertà", che non permettono loro di "elaborare strategie di pensiero e di azioni possibili", in quanto necessiterebbero di "un contesto di tranquillità". Infatti, quando "si deve faticare per la sopravvivenza, come pensare al futuro con una visione che non sia quella delle immediate necessità? La sfida è quella di trovare parole e valenze rinnovate, a motivo dei rapidi cambiamenti". Infine, il cardinale Sandri ha rivolto un invito ai cristiani d'Oriente:  "Quanto più essi sapranno rispondere alla loro vocazione di vivere il Vangelo in modo autentico, di amare e servire i loro fratelli, tanto più la loro presenza anche in Medio Oriente sarà incisiva". E ha concluso:  "Sono persuaso che una intensa e rinnovata vita spirituale dei singoli e delle comunità rimanga l'autentica sorgente del loro futuro".

(©L'Osservatore Romano - 22 febbraio 2008)