Appello del Cec a fermare le violenze sulle donne

Ginevra, 4. Si è conclusa con una ferma condanna contro la violenza sulle donne nella Repubblica Democratica del Congo l'assemblea del comitato centrale del Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec) svoltasi a Ginevra. Il Cec ha invitato le Chiese membro a condannare pubblicamente, tali atti come peccato.
"Nella Repubblica Democratica del Congo - si legge nel documento del Cec - i crimini brutali di violenza sessuale nei confronti delle donne sono aumentati considerevolmente e sono diventati onnipresenti in tutto il Paese, in particolare dall'inizio delle operazioni militari dello scorso gennaio".
Il comitato centrale ha esortato tutte le parti coinvolte nel confitto ad abbandonare le armi e a porre immediatamente fine al massacro e agli atti di violenza. Inoltre, il Consiglio ecumenico delle Chiese chiede al Governo congolese di mettere la parola fine all'impunità per gli atti di stupro e di elaborare una strategia efficace di lotta con la violenza sessuale, assicurando gli autori dei crimini alla giustizia.
Secondo il Cec, migliaia di donne e di ragazze hanno subito stupro e la schiavitù sessuale forzata e, inoltre, sono state costrette ad arruolarsi nell'esercito.
L'incremento dei casi di violenza sessuale si registra in particolare nella regione del Sud Kivu. Tali violenze hanno spesso come obiettivo la distruzione fisica e psicologica delle donne in modo da indurle alla schiavitù con gravi conseguenze per l'intero tessuto sociale del Paese.
Secondo l'Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu), dal 1996 a oggi nella Repubblica Democratica del Congo sono state violentate almeno duecentomila donne.
Nel corso dei lavori, il comitato centrale del Cec ha esortato anche le Chiese membro a riconoscere che le continue discriminazioni e l'esclusione di milioni di persone sulla base dell'appartenenza a una casta sono una sfida grave alla credibilità della testimonianza della fede in Dio. Secondo il Cec, centosessanta milioni di persone in India, e duecentosessanta milioni nel mondo, sono considerati "intoccabili"  dalla società in cui vivono. Il Cec ricorda che la discriminazione in base all'appartenenza a una casta contraddice la dottrina cristiana, per la quale tutti sono creati uguali a immagine di Dio.
Infine, sempre nel corso dei lavori del comitato centrale, il Consiglio ecumenico delle Chiese ha esortato il Governo del Pakistan affinché garantisca i diritti di tutte le minoranze religiose del Paese. In particolare, il Cec ha criticato l'abuso della legge sulla blasfemia e la sicurezza delle minoranze religiose in Pakistan. L'organizzazione ecumenica ritiene che tale legge sia diventata una delle principali fonti di vittimizzazione e di persecuzione delle minoranze religiose costrette a vivere in uno stato di paura e di terrore. I cristiani, secondo il Cec, sono il principale bersaglio di molestie e persecuzioni. Gli attacchi contro le minoranze religiose sono in aumento e il clima di violenza si sta diffondendo in quasi tutto il Paese.
Secondo alcuni dati forniti dal Consiglio ecumenico, dal 1988 al 2005, circa seicentocinquanta persone sono state accusate di aver violato la legge sulla blasfemia negli ultimi tre anni le accuse sono aumentate. Il Cec ha espresso profonda preoccupazione su quanto accaduto nei giorni scorsi a Gojra, dove molti cristiani sono stati uccisi, alcuni bruciati vivi e le loro abitazioni completamente date alle fiamme da militanti islamici che continuamente minacciano le minoranze cristiane con false accuse. Spesso, infatti, gli episodi di violenza sono provocati dalla controversa legge sulla blasfemia. A tal riguardo il Consiglio ecumenico delle Chiese ha sollecitato il Governo pakistano ad abrogare la legge il più presto possibile prima che l'ondata di violenza possa minacciare tutti i cristiani del Paese.

(©L'Osservatore Romano - 5 settembre 2009)