Il cardinale Parolin: il diritto alla difesa armata rispetti le condizioni La Santa Sede al lavoro sul cessate il fuoco

parolin cessate fuocoSull’invio delle armi in Ucraina, il cardinale Pietro Parolin ribadisce la posizione già espressa in questi quasi 80 giorni di guerra. Quella, cioè, del Catechismo della Chiesa cattolica: «C’è un diritto alla difesa armata in caso di aggressione, ma a determinate condizioni». La prima, sottolinea il segretario di Stato, interpellato questa mattina dai cronisti a margine di un convegno su Papa Luciani all’università Gregoriana, è «quella della proporzionalità, poi che la risposta non produca maggiori danni di quelli dell’aggressione».

A pochi giorni dalla partenza per Kiev del segretario per i Rapporti con gli Stati, monsignor Paul Richard Gallagher, il poporporato ribadisce che la Santa Sede «ha lavorato e sta lavorando», nonostante «gli spazi molto ristretti», sul «cessate il fuoco» e per realizzare «un dialogo serio, senza pre-condizioni». Su questo punto il cardinale Parolin auspica che Russia e Ucraina, alla fine, trovino una soluzione: «La geografia li costringe a vivere non insieme ma vicini». «È peccato — sottolinea — che ancora non abbiamo capito la lezione che invece di fare tutti questi macelli e produrre queste macerie, si potrebbero trovare soluzioni prima». Il problema, per il cardinale, è «l’erosione» del multilateralismo negli ultimi decenni: «Quando ognuno si concentra sui propri interessi e non sa trovare risposte comuni, alla fine ci sono questi sbocchi».

Il segretario di Stato sottolinea poi che «è da appoggiare» il tavolo di pace proposto dal governo italiano: per la Santa Sede «qualsiasi tentativo che possa portare alla conclusione della guerra è benvenuto». Un cenno anche ai «numerosi tentativi» vaticani per evacuare i civili rimasti nell’acciaieria Azovstal, che però «non hanno trovato seguito».

Infine, il porporato si dice «dispiaciuto» per il cardinale Joseph Zen, arrestato e rilasciato a Hong Kong: «Vorrei esprimere la mia vicinanza al cardinale che è stato liberato e trattato bene». L’auspicio è «che iniziative come questa non possano complicare il già complesso e non semplice cammino di dialogo tra la Santa Sede e la Chiesa in Cina».

di Salvatore Cernuzio

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