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Quelle sante impegnate in politica

di Rossella Fabiani

Viene celebrata ogni anno con una Ninooba; la festa di santa Nino, una figura poco conosciuta in occidente. Ma nel libro The life of St. Nino, Georgia's conversion to its female apostle, la studiosa austriaca Eva Synek insiste molto sul ruolo di primo piano che ha svolto questa donna nella storia della Chiesa orientale. Aspetto che aveva già messo in rilievo in un suo lavoro precedente Heilige Frauen des frühen Christentums. Zu den Frauenbildern in hagiographischen Texten des christlichen Ostens del 1994, dove la Synek rivolgeva la sua attenzione alle donne dell'era protocristiana. 


La fonte principale dell'apostolo della Georgia è la Cronaca di Rufino, il padre latino della Chiesa che trascorse lunghi anni in Oriente. Intorno al 380, Rufino incontra a Gerusalemme un principe georgiano, Bacurio, per il quale nutre grande stima:  nelle pagine della sua Cronaca dedicate alla Georgia riferisce di aver avuto dal nobile principe notizie dettagliate sulla conversione della famiglia reale a opera di una donna, una schiava cristiana. Il racconto coincide con le leggende nate intorno a Nino che raccontano di una schiava cristiana che si sarebbe guadagnata la fiducia della famiglia reale dopo avere ottenuto la guarigione miracolosa della regina. Si prosegue poi col raccontare come la schiava prendesse a insegnare che Cristo era Dio, il figlio del sommo Dio, e venisse poi incaricata di istruire la famiglia del re.
Dopo una serie di miracoli compiuti da Nino, l'imperatore Costantino decide di mandare alcuni presbiteri per battezzare il popolo nel fiume Aragvi. Questi avvenimenti risalgono ai primi anni del iv secolo; qui il racconto contiene degli elementi affini alle cronache sul battesimo della Rus' nel fiume Dnepr così come le apprendiamo dalla Cronaca di Nestore. E la Georgia è rimasta fedele a questa tradizione:  lo dimostrano i battesimi di massa celebrati dal patriarca nel fiume che attraversa Tbilisi e nel Mar Nero, vicino ad Adjari, negli anni in cui la perestrojka offriva nuove possibilità alla vita religiosa.
Comunque è certamente notevole che una donna, e come pare in giovane età, fosse riuscita a guidare il popolo georgiano verso la fede cristiana. Non appare strana allora la serie di recenti pubblicazioni dedicate in Italia a quel gruppo di donne, storicamente vicine all'attività missionaria di Nino, che nel corso del iv secolo rivoluzionarono profondamente la Chiesa e il cristianesimo, e che documentano l'importanza della funzione della donna nella Chiesa bizantina. Quanto mai importante è allora parlare di queste donne che restavano quasi sempre nell'anonimato. Secondo la slavista Nina Kauchtschischwili, una mentalità di questo tipo era diffusa anche in Georgia. La studiosa sostiene che questa è la ragione per cui le fonti georgiane non citano Nino prima dell'viii secolo; i georgiani non avrebbero gradito il fatto che la conversione del loro popolo fosse avvenuta per mezzo di una donna.
Tra le figure femminili che avevano alcuni tratti in comune con Nino spicca innanzi tutto Macrina. Nata nel 327 o nel 328 in Cappadocia, era figlia di Basilio il Retore, capostipite di un "esercito di santi", diceva Gregorio Nazianzeno. Dei dieci figli di Basilio il Retore e di sua moglie Emmelia, cinque si erano consacrati a vita religiosa:  Macrina, Basilio il Grande, Naucrazio, morto in giovane età, Gregorio di Nissa, autore della prima biografia di Macrina, e Pietro.
Tra le sante dei primi secoli, Macrina è una delle meno ricordate in Occidente; gli storici della Chiesa le hanno riservato un posto di rilievo solo a partire dagli anni Ottanta del secolo passato. Il ricordo della santa è invece rimasto vivo nella tradizione orientale. Anche Giovanni Paolo ii ha voluto evocarla nella lettera apostolica Mulieris dignitatem del 1987.
Nella sua Vita il Nisseno definisce la sorella Macrina una soldatessa, atleta di Cristo. La sua vita si distingue per un incessante ora et labora:  come Nino, anche Macrina era sempre dedita alla propria santificazione senza tralasciare di alleviare le preoccupazioni quotidiane di chi le stava accanto. Entrambe, Nino e Macrina, erano sempre pronte a soccorrere chi ricorreva al loro aiuto. Si preoccupavano della vita attiva e del modo di provvedere anche al proprio sostentamento per non essere di peso a nessuno:  per l'una e l'altra la preghiera era tutt'uno con il lavoro e con l'attenzione per il prossimo.
Il cammino pieno di ostacoli fatto da Nino per raggiungere la lontana Mcxeta viene paragonato dalla Kauchtschischwili al deserto spirituale in cui si rinchiude lo starec per raggiungere le alte vette della spiritualità prima di svolgere la sua attività missionaria, indicando la via che un vero cristiano deve percorrere. Anche la vicenda di Macrina non fu facile e fu compiuta dalla santa a costo di grandi sacrifici personali. Ritiratasi a vita cenobitica, divenne una delle prime fondatrici di monasteri femminili, e inaugurò la tradizione orientale secondo la quale una comunità femminile sorge spesso vicino a un monastero maschile dal quale la divide solo un corso d'acqua. Sembra che abbia anche steso la prima bozza di una regola cenobitica femminile.
Grazie a Macrina e a suo fratello Basilio il Grande, il padre della regola monastica e uno dei primi dottori della Chiesa, il monachesimo fiorì in Cappadocia e in Asia Minore e il movimento monastico da loro creato fu un importante baluardo contro le tendenze ereticali che sconvolsero la cristianità dei primi secoli.
Anche Nino era stata costretta a salvaguardare la purezza della fede in un mondo attratto dagli idoli pagani. E ancora:  entrambe appartenevano a un nucleo di santità familiare ed entrambe erano originarie della Cappadocia.
Donna ricchissima, invece, era Olimpiade, originaria di Costantinopoli, nata forse tra il 361 e il 368, che incontrò serie difficoltà nella sua volontà di consacrare la propria vita e la propria ricchezza a Dio. Conobbe Gregorio Nazianzeno, Gregorio di Nissa e Giovanni Crisostomo. Proprio il Crisostomo aveva una tale stima per questa donna che aveva il coraggio di condurre una vita santificata nella società mondana del tempo, che con un gesto coraggioso volle consacrarla diaconessa; si deve alla politica ecclesiastica del Crisostomo la larga diffusione del diaconato femminile in Oriente.
Secondo la Synek nella vita di Nino si sarebbe verificato un fatto analogo quando il patriarca di Gerusalemme le disse:  "Ti mando come un vero uomo a compiere la tua missione, affinché tu abbia la forza di rimanervi fedele", parole che ricordano appunto la formula di consacrazione delle diaconesse.
Altra figura rimasta per secoli dimenticata dagli storici (come Nino) è quella di Galla Placidia (392 ca.-450). Nata a Costantinopoli, si trasferì in Occidente ancora bambina e trascorse quasi tutta la vita nella parte romana dell'impero. A trentatré anni diventò reggente dell'impero in Occidente perché suo figlio Valentino di sei anni era stato proclamato imperatore. Come Nino, anche Galla era poco compresa da chi non approvava il suo comportamento rigorosamente cristiano, la sua aspirazione, in mezzo agli intrighi, a una vita religiosamente elevata perché si sentiva madre responsabile di un impero cristiano. Galla aveva cara la sua fede, pregava notti intere, come faceva Nino nei momenti difficili, sia mentre stava andando a Mcxeta sia quando implorava da Dio la conversione della regina e del re.
Un'altra donna che ha lasciato una traccia nella storia della causa pubblica e religiosa del mondo orientale è Pulcheria (399-450). Di alto lignaggio, era anche lei incline a una profonda spiritualità e assillata dalle responsabilità del regno. L'Oriente cristiano dunque nei primi secoli della nostra era fu spesso sottoposto al volere di donne che, come Nino, sentivano la responsabilità di una duplice vocazione:  vivere un cristianesimo autentico senza dimenticare di agire per il bene del proprio Paese.
Definita dal cardinale Tomás Spidlík "la benefattrice" essendo ricchissima, Melania la Giovane (383-440) decise quando era ancora in giovane età "di dare tutti i suoi averi ai poveri e di iniziare una vita di castità", aspetto che la accomuna a Olimpiade. Il culto di Melania è molto antico e molto sentito in Oriente, mentre in Occidente risale al ix secolo; l'ufficio e la messa in sua memoria - come ricorda in un suo scritto Spidlík - furono autorizzati dalla Chiesa romana soltanto nel 1908. Dopo molte sofferenze interiori e fisiche, Melania insieme a suo marito poté dedicarsi alla vita ascetica. Fondò una comunità monastica, studiò la Sacra Scrittura e fu in contatto con i padri della Chiesa. E sempre Spidlík mette in evidenza come il iv secolo segni un periodo di grandi cambiamenti anche per quello che riguarda l'emancipazione femminile. La Chiesa chiedeva loro non più soltanto la preghiera e le opere di carità, ma anche il lavoro intellettuale; come Nino, anche Melania venne ricevuta come un uomo quando si recò in visita dai monaci e dalle monache di Nitria, vicino ad Alessandria.

(©L'Osservatore Romano - 12-13 luglio 2010)