Un ponte artistico tra Chiesa cattolica e ortodossa

abbraccio-ecumenicoAlberto Melloni

Se c’è un limes che è sopravvissuto per l’intero secondo millennio,
sottolineato dalla forza delle scomuniche e dalla determinazione a non comprendersi, è stato quello fra Oriente e Occidente: fra un mondo latino presto maculato dalle riforme del secolo XVI e un mondo ortodosso, dove dopo il XV secolo la “terza Roma” combatte con Costantinopoli non per un indiscutibile primato d’onore, ma per la realizzazione di quella “sinfonia” fra il nuovo cesare (czar ne è la pronunzia) e il nuovo patriarca di una fedeltà vigorosa.

Un confine così forte che nel maggio del 1917, prima cioè della rivoluzione bolscevica, un “segreto” sul futuro sarà affidato al papa: “la Russia si convertirà”, diranno più tardi le veggenti di Fatima, dove non si allude al ritorno dell’ateismo di Stato alla fede ortodossa, ma a quella conversione al cattolicesimo di cui alcuni autorevoli ecclesiastici romani credono perfino che la sanguinosa repressione leninista possa essere lo strumento.

Un confine di cui sarà interprete in Occidente l’ultimo papa del secolo XX, il polacco Wojtyła che sembra avere come sua agenda geopolitica un trattatello di Solov’ëv (composto a inizio Novecento e apparso in Italia per Guanda nel 1938), nel quale il filosofo russo immaginava che i polacchi dovessero fare la mediazione fra la perfetta autocrazia politica dello zar e la perfetta autocrazia religiosa del papa, solo dopo aver risolto il problema di un ebraismo chassidico, la cui forza messianica inquieta l’osservatore.

Il papa polacco è, nell’immaginario cattolico, il primo pontefice ad andare “ovunque”: ma oltre alla Cina, anche la Russia post-sovietica resterà preclusa al suo desiderio di una visita; la chiesa russa non gli perdonerà il modo e le persone con cui provvederà, dopo gli anni delle persecuzioni, ai fedeli cattolici di un paese dove l’ortodossia e il monachesimo sono i fili che tessono la vita pubblica e quella spirituale.

Quel pontificato finì poco dopo che una restituzione importante - quella della Madonna di Kazan - aveva mostrato quali potessero essere i gesti distensivi fra autorità ecclesiastiche. E prima che un lavoro molto specialistico come l’edizione critica dei concili della chiesa russa e l’inserimento di molti materiali in una edizione digitale di tutti i concili di tutte le chiese creasse l’occasione per uno sforzo corale di fiducia reciproca di cui lo scambio “In Christo/Bo Xrucme” è l’esito.

Dal 19 dicembre al 19 marzo, infatti la Galleria Tretyakov di Mosca, uno dei più straordinari musei della Federazione russa, presta tre opere senza pari che saranno esposte nel Battistero di Firenze: si tratta di una Odighitria del monastero di Pskov (dipinta alla fine del Duecento), della Crocefissione di Dionisj (primo Cinquencento) e soprattutto della Ascensione di Andrej Rublev, il pittore santo della chiesa ortodossa il cui fascino ha percorso tutta l’Europa del Novecento. A Mosca vengono invece esposte in una sala del museo riattrezzata per l’occasione il Polittico di Santa Reparata (attribuito ora a Giotto ora al Parente di Giotto) e la Maestà di San Giorgio alla Costa, imponente Madonna col Bambino che Giotto dipinse nel 1295.

Uno scambio che ha richiesto una molteplicità di impegni: quello delle autorità dei due Stati, delle diplomazie, delle due Chiese, delle strutture di vigilanza, delle competenze trasportistiche e analitiche, degli studiosi che hanno lavorato al catalogo Treccani, dei donors che si sono impegnati a sostenere una collaborazione di grande significato. Non sarà questo scambio a segnare una svolta nei rapporti fra Chiesa cattolica e ortodossa: di certo, però, non ha precedenti il gesto di amore dell’arcivescovo di Firenze mons. Giuseppe Betori, che presta un luogo come il Battistero perché quelle icone si offrano alla contemplazione del pubblico e per la prima volta dopo secoli alla preghiera. Così come non ha precedenti il fatto che - attraverso S.Em. Hilarion Alfeev, metropolita di Volokalamsk e presidente del dipartimento per le Relazioni esterne della chiesa russa - Kyril I, Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, dia la sua benedizione alla visita di una Madonna latina nella quale, proprio superando il modello bizantino, si affaccia quel modo di intendere l’opera d’arte che segnerà l’Occidente.

L’unità delle chiese richiederà ben altro, anche solo per essere nuovamente desiderata: ma è certo che far crescere la consapevolezza delle differenze e dei legami che passano su quel limes, far sentire come la più rigorosa tutela delle opere possa sposarsi con un'ostensione parimenti rispettosa del loro significato, non è la cosa più piccola fra quelle che hanno segnato quest’anno di scambio fra Italia e Russia.

© http://temi.repubblica.it/limes/ - 5 dicembre 2011