Le piccole grandi cronache di Antiochia

turchia11di EGIDIO PICUCCI «In casa costruiamo quattro presepi; mettiamo una splendida stella cometa sull’ingresso e spargiamo una manciata di stelle nel cortile, creando un’atmosfera paradisiaca». Così il cappuccino Domenico Bertogli, parroco del «piccolo gregge» cattolico di Antiochia, nella cronaca che narra giorno per giorno quanto accade nella Katolik Kilisesi che guida da 26 anni descrive una parte della preparazione del Natale. Una documentazione che da quindici anni padre Domenico invia al Papa, nella quale c’è spazio anche per la vita cittadina e per gli avvenimenti nazionali ignorati dai quotidiani locali e internazionali. Chi non conosce Antiochia potrebbe pensare che l’atmosfera paradisiaca di cui parla padre Domenico sia una parentesi natalizia che si chiude con l’Epifania. Chi la conosce sa, invece, che quell’aria viene da lontano: è la stessa nella quale si è mossa la barba rossiccia di Pietro e la stessa aria che ha arruffato quella irrequieta di Paolo, che proprio da Antiochia partì per trasformare il Vangelo in una religione universale. Antiochia è una delle poche città al mondo oasi di pacifica convivenza, capace di mettere insieme musulmani sunniti e aleviti e cristiani nel “Coro (musicale) delle civiltà”. L’ha voluto il sindaco della città, musulmano, lo stesso che mette a disposizione un autobus perché cattolici e ortodossi possano celebrare insieme il Natale nella Grotta di San Pietro, l’unica antica testimonianza cristiana della città. Nella cronaca abbondano piccoli particolari significativi della vita della comunità. Il pianto del militare di scorta — assegnato a padre Domenico nel giugno 2010, all’indomani dell’uccisione di monsignor Luigi Padovese, vicario apostolico di Anatolia — nel suo ultimo giorno di lavoro; l’invito degli ortodossi per il pranzo alla metà del digiuno natalizio; la richiesta di alcune famiglie di diventare cattolici; l’invito alla preghiera nella sinagoga — per la quale occorre la presenza di almeno dieci uomini — che rischia di essere chiusa per mancanza di fedeli, ridotti ora a trenta e tutti anziani. E, ancora, gli auguri del sindaco per la Pasqua, stampati su un cartello e messo vicino alla missione; le ripetute richieste di una sosta nella casa di accoglienza “perché in Antiochia si sta bene”; il lento ma progressivo aumento del gruppo neocatecumenale; il matrimonio nella Grotta di San Pietro, riportato da tutti i giornali. E poi altre notizie, poco conosciute, come l’affidamento della restaurata chiesa melchita di Iskenderun alla Caritas del vicariato apostolico di Anatolia.

© Oriente Cristiano - 7 gennaio 2012