Sei milioni di fiammiferi per un monastero

monastero-in-fiammiferidi RAFFAELE ALESSANDRINI
Sei milioni di fiammiferi bruciacchiati per costruire in 17 anni un modello del monastero stavropigiale di Rila, il più importante e famoso di tutta la Bulgaria: è questa solo una delle tante attrazioni della mostra di modellismo architettonico "Tolleranza: faro per la fede e la vita" inaugurata a Sofia martedì 10, e che resterà aperta fino al 30 gennaio, presso il Museo archeologico nazionale. L'esposizione si tiene sotto l'alto patronato del Ministero degli Affari Esteri della Repubblica di Bulgaria con l'appoggio del Sindaco di Sofia, ed è sostenuta dalle massime autorità religiose locali cristiane, ebraiche e islamiche. Ne parliamo con l'ambasciatore d'Italia in Bulgaria Stefano Benazzo, ideatore e organizzatore della mostra alla quale ha personalmente contribuito nella sua qualità di modellista architettonico insieme ad altri tre modellisti bulgari.

Dimensione artistica e dialogo fra le religioni e le culture sono i motivi profondi sui quali s'impernia la mostra. Come è maturata questa idea?

 Un giorno ho incontrato tre modellisti bulgari e abbiamo in un primo tempo deciso di esporre le nostre opere: case e chiese situate in Paesi diversi e in varie epoche. Poi mi sono chiesto: perché non dare spazio anche a luoghi di culto di altre confessioni monoteiste? In tal senso Sofia è una città unica. Si pensi che l'Editto generale di Tolleranza del 30 aprile 311 emanato dall'imperatore Galerio poco prima di morire a Serdica (l'attuale Sofia) anticipò di poco l'Editto di Milano del 313. Lo stesso Costantino scelse nel 331 di stabilirsi a Serdica, che elesse sua Seconda Roma. Troppe coincidenze in una sola volta per non realizzare una mostra di questo genere proprio qui a Sofia, città che oltretutto, fin dal I secolo era attraversata dalla via Diagonalis: dall'attuale Belgrado fino a Costantinopoli.

Ma perché una mostra proprio sul tema della "tolleranza"?

È presto detto. Qui la tolleranza, sia etnica che religiosa che linguistica, non è un concetto teorico o attuato per editto. È un fatto reale, sentito. Appartiene al Dna della società civile, dotata com'è di un'antica e solida tradizione che tiene conto delle complessità della storia E riguarda cattolici, ortodossi, ebrei, musulmani, rom, armeni, pomatzi e così via. Non sono mancati certo anche qui, e perfino di recente, episodi negativi; fatti però che non cambiano il quadro generale. E la Bulgaria è fiera della sua tolleranza e di tutte le sue tradizionali capacità di dialogo interculturale e interreligioso che la mostra esprime. Possiamo allora parlare di un stimolo eloquente rivolto al resto d'Europa. Posso senz'altro affermare che l'attuazione nei fatti del principio di tolleranza sarà probabilmente uno degli argomenti più validi per la candidatura di Sofia a "Capitale europea della cultura 2019". Riconoscimento a cui la Capitale ambisce con argomenti non meno validi di tante altre città - anche italiane - in competizione per l'importante riconoscimento.

Che cosa si può dire di più specifico sulla tipologia particolare della mostra e sugli autori dei modelli che saranno proposti all'attenzione dei visitatori?

Siamo cittadini di Paesi diversi e abbiamo età, professioni, convinzioni religiose e storie diverse. Non abbiamo la formazione decennale che per esempio hanno gli iconografi; e diverse sono anche le motivazioni che ci hanno condotto a costruire modelli di case ed edifici di culto. La cosa che ci accomuna è il gusto per i sogni. Poi un giorno abbiamo scoperto che alcuni sogni possono realizzarsi anche dedicandosi al modello su scala. Questo naturalmente impone un limite. Quello di costruire un prodotto che sia trasportabile, ma non di dimensioni eccessivamente ridotte. E abbiamo visto quanto il criterio della tolleranza ci abbia guidato anche nel definire in tal senso le caratteristiche dell'esposizione. Quanto alla scelta dei modelli essa è stata in parte casuale e in parte ragionata. Alcuni modelli erano già disponibili, altri pezzi però sono stati via via inseriti nel progetto: penso per esempio alla riproduzione in miniatura dell'Arco di Costantino che da quasi duemila anni si erge a Roma accanto al Colosseo: un omaggio doveroso all'ideatore del concetto di tolleranza. Ma vi sono anche sinagoghe e moschee. L'unico modello che non sia opera dei quattro artisti che hanno contribuito all'esposizione è per l'appunto una moschea di fantasia, prestito generoso dell'Imam della moschea Banya Bashi di Sofia.

E quel modello del monastero di Rila fatto tutto di fiammiferi?

È uno dei mie preferiti ed è opera di Plamen Ignatov. L'uso dei fiammiferi in parte bruciati infonde all'opera un colore quasi reale. Ma sono presenti anche luoghi di culto cattolici di rito orientale e anche latino. Non manca neppure l'aspetto ludico della vita romana precristiana; alludo alla parziale raffigurazione che Vihren Mihaylov ha realizzato del teatro antico di Plovdiv.

I materiali scelti dagli artisti da quanto è dato capire sono piuttosto poveri.

Legno, cartone; ceramica come nel caso di Virhen. Di alcuni miei modelli è possibile vedere gli interni fedelmente rappresentati negli elementi e nei particolari strutturali. Naturalmente le epoche variano molto: si va dall'Impero Romano al XX secolo e i modelli esposti sono relativi a opere esistenti in sei diversi Paesi. Todor Nanchev nel realizzare alcune antiche case bulgare ha proposto dei modelli che rasentano la perfezione. Ma non voglio dimenticare la sinagoga di Vidin, attualmente molto degradata; tra l'altro si nutrono serie preoccupazioni circa la possibilità di reperire fondi per il restauro. La ricostruzione di Todor in tal senso, non è solo una testimonianza del passato, ma vuole essere un atto di speranza politico. Quanto ai miei modelli in legno e cartone posso solo dire che la medesima emozione mi ha sempre accompagnato nella costruzione di ogni singolo soggetto, fosse chiesa, moschea o sinagoga.

(©L'Osservatore Romano 12 gennaio 2012)