Quanta cultura nei cosiddetti secoli bui del barocco di Praga

clementinumPubblichiamo stralci della conferenza «Da sant’Ignazio al cardinale Špidlík» tenuta dalla curatrice del volume Bohemia Jesuitica. 1556-2006. L’iniziativa è stata organizzata dall’associazione Praga in collaborazione con l’ambasciata della Repubblica Ceca presso la Santa Sede e si è tenuta a Roma al Pontificio Collegio di San Giovanni Nepomuceno.


di PETRONILLA CEMUS

Chi di voi ha visitato Praga sicuramente ha ammirato le grandiose opere di architettura barocca, in particolare le chiese. Ogni praghese andrebbe fiero di mostrarvi chiese come quella del Santissimo Salvatore e quella di San Nicola, ai lati opposti del famoso ponte Carlo che attraversa la Moldava e collega la città vecchia con Malá Strana. Andando verso la città nuova, sull’enorme piazza Carlo attende il visitatore la chiesa di sant’Ignazio con una particolarità. Sul tetto di questo capolavoro architettonico si erge in alto la statua di sant’Ignazio di Loyola con una gloriola, un nimbo-aureola d’oro intorno non solo al capo del santo, come di solito, ma intorno a tutto il corpo. I raggi del sole al tramonto ci si riflettono dando l’impressione di fiamme che divampano dal suo c u o re . Qual è stata l’importanza di Ignazio di Loyola per la città di Praga e per la Boemia che gli ha fatto meritare una simile “mandorla”, normalmente riservata al solo Signore e alla Madonna? Stranamente pochi praghesi sarebbero in grado di riconoscere qualche merito ai gesuiti, di fronte a tanti demeriti di cui hanno sentito parlare a scuola. Probabilmente, l’unico gesuita che generalmente conoscono è padre Antonio Koniáš che “b ru c i a v a ” i libri degli eretici. Ma peggio ancora è se il visitatore dovesse sentirsi dire che l’ep o ca del barocco che ha dato a Praga e a tutta la Boemia il suo carattere amabile, viene chiamata “buia”. Buia perché dominata dal così detto oscurantismo romano-cattolico capeggiato dai gesuiti. In aggiunta il visitatore verrebbe a sapere che i gesuiti furono distruttori della lingua e della cultura ceca del popolo favorendo quella tedesca, che era lingua delle classi dominanti. Sarebbe solo un piccolo assaggio del sapere distorto riguardante l’operato della Compagnia di Gesù nel corso dei 450 anni passati. È ora di valutare in maniera oggettiva l’operato dei gesuiti in Boemia, farlo in modo scientifico sul piano accademico ma offrire le conoscenze anche a un pubblico più vasto. Questa esigenza sta alla base del progetto realizzato dall’università Carolina assieme alla Provincia di Boemia della Compagnia di Gesù di organizzare la grande conferenza internazionale e interdisciplinare sotto il titolo «Bohemia Jesuitica 1556–2006» tenutasi nell’aprile 2006 a Praga in occasione dei 450 anni dalla morte nel 1556 del fondatore della Compagnia di Gesù, anno che coincide con i 450 anni dall’arrivo dei primi gesuiti a Praga. Che l’università Carolina se ne sia assunto l’onere non deve meravigliare, essendo la sua rifioritura nel Settecento e nell’O ttocento merito proprio dei gesuiti. Più di cento ricercatori da tutto il mondo hanno presentato i frutti del loro lavoro di ricerca che ora sono accessibili al pubblico in due volumi (pubblicati in quattro lingue) di oltre 1.500 pagine più un cd con centinaia di foto. Il regno di Boemia che allora faceva parte dell’impero romano, fu affidato al governo di Ferdinando I, “re romano” (1503–1564). Di fronte alla spaccatura confessionale il re punta da un lato sulla riforma cattolica e dall’altro lato sulla riconciliazione. Sia il sovrano che Ignazio vedevano nella solida istruzione, offerta gratuitamente a tutti, cattolici e non, un mezzo eccellente per far progredire il Regno e la sua capitale Praga che dopo le guerre ussite e la riforma protestante contava solo il 15 per cento di cattolici. Il 12 febbraio 1556 Ignazio da superiore generale della Compagnia di Gesù invia i primi dodici gesuiti a Praga per fondare un collegio. Sarà la sua ultima grande fondazione da lui personalmente decisa e seguita prima di morire a Roma il 31 luglio 1556. Praga, dove il gruppo arriva il 21 aprile, è una città come del resto tutto il regno di Boemia, sconvolta dalle guerre scoppiate dopo la condanna di Giovanni Hus, un riformatore in Boemia predecessore di Lutero. Il Paese era economicamente distrutto, culturalmente impoverito, socialmente disordinato, politicamente isolato e religiosamente diviso. Data la delicatezza della missione, Ignazio prepara accuratamente i primi gesuiti inviati a Praga. Gli sta a cuore che la fondazione del collegio non sia compresa come una dichiarazione di guerra ai non-cattolici. I sacerdoti devono far trasparire il loro «amore e desiderio della salvezza degli eretici e scismatici». Per questo i loro discorsi e le prediche pubbliche non devono polemizzare con la dottrina dei non-cattolici ma piuttosto rafforzare le basi della fede. Ignazio vuole evitare che le anime degli uomini vengano agitate dalle polemiche e dai litigi. Ogni segno di disprezzo deve essere evitato, i gesuiti al contrario, debbano contribuire all’«edificazione della città e del Regno» vincendo lo spaccamento della Chiesa e della società con la riconciliazione. Questa capacità di adattarsi alla cultura locale e di valorizzarla diventa una caratteristica del metodo missionario gesuita. Il rispetto dei gesuiti per le tradizioni locali dimostra anche il fatto che in certi casi i Padri non cambiavano il nome (il patrocinio) di una chiesa a loro affidata. Così fecero con la chiesa di San Nicola ma prima ancora con il Clementinum, precedentemente dedicato dai domenicani a san Clemente Papa. Nel 1622 l’università di Praga venne affidata alla Compagnia di Gesù e fu avviata la fusione dell’università Clementina con quella Carolina, processo che si concluderà nel 1654 con la nascita dell’università Carlo- Ferdinandiana che farà un grande salto di qualità. Il fatto che in Boemia molti giovani entrassero tra le file della Compagnia di Gesù induceva a osservare che i gesuiti si fossero impadroniti della Boemia; è vero piuttosto il contrario, amava dire il cardinale Špidlík con sottile ironia: «I boemi si sono impadroniti della Compagnia!». Praga divenne l’unica città al nord delle Alpi in cui i gesuiti avevano case in tre posti diversi: il Collegio Clementino nella Città Vecchia, la Residenza di Sant’Ignazio nella Città Nuova e la Casa Professa presso la Chiesa di San Nicola nel Rione Minore sotto il castello di Praga. Nel Settecento un gesuita praghese, Franz Retz, fu persino eletto Preposito Generale della Compagnia di Gesù (1730–1750). Ma, gradualmente, la propaganda anticattolica raggiunge il suo scopo: gesuita diventa sinonimo di uomo perfido, capace di ogni cattiveria secondo il motto «lo scopo santifica i mezzi». Nella Boemia a questi cliché si aggiungono alcuni pregiudizi specifici: vengono tuttora comunemente considerati distruttori della cultura ceca a favore di quella tedesca. Inoltre si rimprovera a loro di essere stati esecutori del ritorno al cattolicesimo voluto dagli Asburgo. Mezze verità mescolate a invenzioni con avvincente stile letterario hanno permesso al romanziere Alois Jirásek (1851–1930) di creare un’immagine estremamente negativa dei gesuiti, entrata nei libri scolastici come verità storica. Su questo tema, l’ignoranza regna sovrana. Due esempi: una placca collocata nel 1985 in un cortile dell’ex-Collegio Clementino, oggi Biblioteca Nazionale, commemora Bohuslav Balbín presentandolo come «storico del barocco e patriota boemo del Seicento», ma la scritta non dice che era un gesuita. Un altro patriota fu Fridrich Bridel, noto come poeta barocco, autore di molte canzoni natalizie ceche. Sconosciuto invece è il fatto che Bridel era uno dei numerosi gesuiti che si presero cura degli appestati dando la vita per non abbandonare a loro stessi i malati. Non si può concludere il discorso senza menzionare il cardinale To m á š Špidlík, a cui è dedicato il libro. Anche la sua, comunque, è stata una gloria sofferta. La sua vita da gesuita coincide quasi interamente con un periodo davvero buio per la Provincia di Boemia come per tutta la Chiesa cattolica: prima la persecuzione nazista, poi quella comunista, nel 1950 la soppressione totale degli ordini religiosi. Fino al 1989 i gesuiti cechi vivranno nella dispersione. Špidlík, trovandosi fuori della patria con alcuni altri gesuiti dispersi in tutto il mondo diventa il loro superiore. In quanto vicegerente della Provincia boema la rappresenta nelle congregazioni generali e accoglie candidati alla vita nell’ordine all’estero, lavorando con tutte le forze per la Chiesa sofferente oltre la cortina di ferro. Con tenacia e coraggio farà scoprire all’Occidente razionalista l’importanza della spiritualità slava del cuore e darà così un notevole contributo a far «respirare la Chiesa con due polmoni».

© Osservatore Romano - 27 febbraio 2012