Iniziative ecumeniche a difesa dei popoli indigeni

indigeni-1GINEVRA, 28. Il comitato esecutivo del Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec o World Council of Churches, Wcc) ha esortato tutti i Paesi a intraprendere azioni e iniziative a tutela delle popolazioni indigene e dei loro territori. Il Cec ha ricordato le pratiche dei secoli passati, che hanno alimentato la sottomissione e la colonizzazione dei popoli indigeni, dando vita a politiche che non hanno rispettato i valori del Vangelo. In una dichiarazione, resa pubblica in occasione di un incontro svoltosi nei giorni scorsi a Bossey, in Svizzera, il Cec ha esortato i Paesi e le Chiese a tutelare gli interessi e il futuro delle popolazioni indigene. Il Consiglio ecumenico delle Chiese sostiene e difende i diritti dei popoli indigeni di poter vivere e mantenere le loro terre tradizionali e i loro territori, e di conservare e arricchire le loro culture. E molti passi avanti sono stati fatti negli ultimi decenni. Molte Chiese — ha ricordato l’organismo — stanno compiendo enormi sforzi per proteggere i diritti dei popoli indigeni. Anche la Chiesa cattolica ha dimostrato grande sollecitudine, preoccupazione e un’attenzione particolare per gli autoctoni, molti dei quali sono diventati membri della Chiesa dando un grosso contributo. In occasione dell’incontro con gli aborigeni avvenuto in Canada il 10 settembre del 1984 Giovanni Paolo II, sottolineò che l’incontro con il Vangelo da parte dei popoli aborigeni «non solo li ha arricchiti, ma ha arricchito la Chiesa... Il Vangelo non distrugge quello che vi è di meglio in voi… D’altra parte, le vostre tradizioni amerinde e inuit permettono nuove espressioni del messaggio della salvezza e ci aiutano a comprendere meglio fino a che punto Gesù è salvatore e la sua salvezza cattolica, ossia universale». La Chiesa cattolica ha camminato al fianco dei popoli autoctoni, ha condiviso le loro gioie, le loro sofferenze e le loro aspirazioni, sostenendone le lotte per il riconoscimento dei loro diritti per la loro realizzazione sia individuale che collettiva. La dichiarazione del comitato esecutivo del Cec ha citato anche, tra gli altri, gli sforzi compiuti da altre denominazioni religiose negli Stati Uniti e in Canada, e in particolare le diocesi episcopaliane del Maine, di Central New York e di Philadelphia e l’Yearly meeting of the religous society of friends, (l’i n c o n t ro annuale della Società religiosa degli amici), l’ Episcopal Church, la Comunione anglicana del Canada, le Unitarian Universalist churches e le Quaker organizations degli Stati Uniti. Inoltre, il Consiglio ecumenico delle Chiese ha chiesto ai Governi di «assicurare che le loro politiche, i regolamenti e le leggi che riguardano le popolazioni indigene rispettino le convenzioni internazionali e, in particolare, siano conformi alla dichiarazione sui diritti dei popoli indigeni delle Nazioni Unite e alla convenzione 169 dell’O rganizzazione internazionale del lavoro dell’Onu. Attraverso questa dichiarazione, il Consiglio ecumenico delle Chiese ha ribadito il proprio impegno e sostegno a favore dei diritti dei popoli indigeni, e ha chiesto a ciascuna Chiesa membro di impegnarsi «a riflettere sulla propria storia nazionale ed ecclesiale e di cercare una migliore comprensione delle questioni affrontate dalle popolazioni indigene». Nell’indicare alcune linee guida, il Cec, nella sua dichiarazione, ha ribadito il proprio impegno nella difesa e tutela dei popoli indigeni che «hanno diritto di vivere e di mantenere le loro terre e i territori tradizionali, al fine di conservare e arricchire le loro culture e garantire che le loro tradizioni siano rafforzate e trasmesse alle generazioni future»; sollecita tutti i Governi del mondo a smantellare le strutture legali e gli ordinamenti politici basati in particolare sul dominio nei confronti de popoli autoctoni, al fine di permettere agli indigeni di identificare le proprie aspirazioni e le questioni che li preoccupano; afferma la convinzione che i popoli indigeni devono essere assistiti nella loro lotta per impegnarsi pienamente nel creare e attuare soluzioni che riconoscano e rispettino i diritti collettivi dei popoli indigeni e di esercitare il loro diritto di autodeterminazione e di autogoverno; chiede ai Governi e agli Stati di tutto il mondo di assicurare che le loro politiche, i regolamenti e le leggi tutelino gli interessi delle popolazioni indigene in conformità alle convenzioni internazionali; invita ogni Chiesa membro a riflettere sulla propria storia nazionale ed ecclesiale per incoraggiare tutte le parrocchie e le congregazioni membri a ricercare una maggiore comprensione dei problemi che devono affrontare i popoli indigeni, per sostenerli nel loro sforzo costante di esercitare la loro sovranità. Infine, il Consiglio ecumenico delle Chiese ha incoraggiato le Chiese membro a sostenere lo sviluppo costante di riflessioni teologiche da parte di popolazioni indigene che promuovono la visione indigena di una vita piena, buona e abbondante e che rafforzino le proprie riflessioni spirituali e teologiche.

© Osservatore Romano - 28 febbraio 2012