Le ragioni di un impegno

comece-1“Il compito delle Chiese e dei cristiani in Europa è di testimoniare con convinzione che il Vangelo è vita e speranza nel nostro tempo”: mons. Gianni Ambrosio, vescovo di Piacenza-Bobbio, è uno dei quattro vice presidenti della Comece, la Commissione degli episcopati della Comunità europea. È stato eletto, insieme al nuovo presidente card. Reinhard Marx, dall’assemblea plenaria dell’organismo ecclesiale istituito nel 1980 e che ha sede a Bruxelles, svoltasi dal 21 al 23 marzo. Nato a Santhià il 23 dicembre 1943, Ambrosio negli anni ‘70 ha conseguito gli studi a Parigi all‘Institut Catholique e all’École Pratique des Hautes Études della Sorbona dove ha ottenuto il diploma di specializzazione in sociologia della religione. È stato direttore del settimanale diocesano di Vercelli, il “Corriere Eusebiano”. Il suo nuovo incarico si aggiunge, a livello europeo, a quello del card. Angelo Bagnasco, vicepresidente del Ccee, il Consiglio delle conferenze episcopali europee. Gianni Borsa, per Sir Europa, ha incontrato mons. Ambrosio a Bruxelles al termine della plenaria Comece.

Da lungo tempo lei è impegnato sul fronte europeo e la sua formazione ha un respiro continentale. Dopo essere stato chiamato a far parte della Comece come delegato della Cei, ora ne assume la vice presidenza con altri tre vescovi. Quale può essere, anzitutto, il contributo peculiare che può venire alla Commissione degli episcopati europei da questo suo incarico?
“Vorrei semplicemente portare la voce della Chiesa italiana in questa prestigiosa sede, ponendo possibilmente in rilievo la prospettiva mediterranea da qui guardare alla costruzione europea. Sappiamo tutti, infatti, che il nostro continente è ricco di culture, di storie, di tradizioni diverse, e l’unità va perseguita, come dice lo stesso motto dell’Ue, rispettando e valorizzando le diversità”.

E quale è a suo avviso una caratteristica della Chiesa italiana che bene si inserisce nel quadro della presenza ecclesiale in Europa?
“Fra quelli che potremmo citare, segnalerei la dimensione di ‘Chiesa di popolo’, ossia una presenza cristiana diffusa, radicata, molto intima alla vita e alla storia della Penisola. Non è un tratto riscontrabile ovunque, ma certo fa parte del patrimonio della nostra nazione, così come ad esempio accade in Spagna, in Polonia e in altri Paesi. Ebbene, questo elemento va tenuto presente, vivificato e messo in gioco nell’agorà, nello spazio pubblico, anche per arricchire la vita civile dei nostri Paesi”.

Durante la Plenaria della Comece sono stati trattati numerosi argomenti. Quali segnalerebbe?
“Abbiamo veramente parlato di tante questioni, dalla crisi economica all’‘invecchiamento attivo’ della popolazione e quindi si è insistito sul dialogo tra le generazioni. Mi pare oltremodo importante sottolineare il principio di solidarietà, più volte ribadito dai vescovi in relazione alla crisi stessa e ai rapporti tra Ue e resto del mondo; e poi s’è confermata una costante attenzione alla famiglia”.

A proposito della integrazione politica Ue, si è affermato spesso che esiste un “deficit democratico”, e che le istituzioni comunitarie avrebbero appunto bisogno di una maggiore legittimazione democratica. Lei cosa ne pensa?
“Una democrazia, per essere tale, deve rappresentare il risultato di valori forti, di principi condivisi, di partecipazione, ovvero dev’essere il prodotto di un grande processo storico e culturale. Così poi la democrazia può diventare realmente un collante della realtà sociale, ponendosi al servizio dei cittadini. Aggiungerei poi un altro punto…”.

Prego…
“Aggiungerei che un popolo deve avere uno spirito comune, deve innamorarsi di ideali e di una progettualità condivisi. L’Unione europea ha bisogno di crescere in questi aspetti. La democrazia europea non può essere un contenitore neutrale: deve invece essere vicina ai popoli, alimentare la passione civile e democratica e far innamorare di sé i giovani. La democrazia non può essere unicamente uno strumento per regolare interessi diversi. A mio avviso si colloca anche su questo piano il contributo che la Chiesa può portare alla costruzione europea”.

© www.agensir.it - 26 marzo 2012