Dio si può trovare anche tra pentole e telai

eu-sk-slovacchia2È nel quotidiano e monotono scorrere dei giorni che siamo chiamati a ripetere il nostro «Eccomi» sull’esempio di Maria. Lo ha detto il cardinale Franc Rodé alle centinaia di pellegrini raccolti nel santuario mariano nazionale di Levoča in Slovacchia, domenica 7 luglio. Due giorni prima, a Nitra, il porporato, quale inviato speciale del Papa, aveva concluso le celebrazioni per i 1.150 anni dell’arrivo dei santi fratelli Cirillo e Metodio in territorio slovacco. È nella nostra quotidianità, ha insistito il cardinale, a volte anche banale, «che possiamo sperimentare concretamente l’abbandono fiducioso alla volontà di Dio». È nella quotidianità «il cantiere dove si costruisce la storia della salvezza, della salvezza nostra e di chi cammina accanto a noi». Maria, nella semplicità della casa di Nazareth, «tra pentole e telai, tra lacrime e preghiere, tra gomitoli di lana e rotoli della Scrittura», per riprendere le parole di Tonino Bello, «ci fa comprendere» che è proprio nella quotidianità che ci è offerta la possibilità di fare esperienza dell’affidamento a Dio. E questo soprattutto quando «è notte». Davanti alle centinaia di fedeli che affollavano il santuario mariano — situato sulla «Montagna di Maria», ai piedi dei monti Tatras, dove ogni anno convengono in pellegrinaggio circa 200.000 persone — il porporato ha invitato a riflettere sui gesti di Maria, che erano «gesti comuni, feriali». Anche se l’estasi, «la contemplazione era l’esperienza cui Dio spesso la chiamava, non si sentiva dispensata dalla fatica di stare con i piedi sulla terra. Viveva una vita comune a tutti». Ai fedeli raccolti per l’annuale festività mariana della visitazione, patrona del santuario, il cardinale ha rivolto l’invito «a essere, con Maria e come Maria, segno. Piccolo segno, segno umile, segno semplice, ma segno grande della Chiesa che continuamente si offre come sposa nelle mani del suo Signore». Ciascuno di noi, come Maria, «è chiamato a entrare dentro questo mistero. È chiamato a raccogliere da Maria il grande messaggio di amore e di salvezza, a accogliere dalle sue mani e dal suo “sì” il proprio “sì” per essere segno di questa grande risposta». Ciascuno di noi, ha concluso, è chiamato «a consegnarsi, umilmente, nella semplicità e verità della propria esistenza al Signore ogni giorno. A consegnarsi alla Chiesa». A consegnarsi. Ciascuno di noi è chiamato a consegnarsi, umilmente, nella semplicità e verità della propria esistenza al Signore ogni giorno. A consegnarsi alla Chiesa. A consegnarsi «alla propria umanità perché, dentro la storia, della propria vita, del proprio lavoro, della propria famiglia, della propria sofferenza e della propria gioia, ciascuno può essere oggi e sempre segno del grande amore che Dio ha per ciascuno di noi».

© Osservatore Romano - 10 luglio 2013