Il patriarca di Mosca chiede maggiore coinvolgimento delle comunità ecclesiali nei processi decisionali Ascolto e creatività

suore russeMOSCA, 19. La parola d’ordine è coinvolgere. Coinvolgere e ascoltare, per tenere presente ogni punto di vista e sensibilità nel processo di discussione ecclesiale. E avere così uno sguardo più puntuale sui problemi e le questioni, anche le più scottanti. È la chiara indicazione fornita dal pariarca di Mosca, Cirillo, che nei giorni scorsi ha presieduto i lavori della plenaria della Commissione interconciliare, importante organismo della Chiesa ortodossa russa, di relativa recente costituzione — la prima riunione si è tenuta nel gennaio 2011 — alla quale, oltre ai vescovi, prendono parte un certo numero di sacerdoti, religiosi e laici. Nel discorso di apertura, tenuto nella piccola sala dell’Accademia teologica di Mosca, presso la lavra della Trinità di San Sergio, il patriarca ha ribadito con determinazione come oggi più che mai sia opportuno «coinvolgere le diocesi nel processo di discussione». Cirillo ha parlato con chiarezza della necessità di organizzare seminari su vari temi all’ordine del giorno della Commissione interconciliare presso le istituzioni educative spirituali, centrali e regionali, coinvolgendo anche quella porzione «della nostra Chiesa che prende parte attiva alla vita pubblica». Anche perché, viene sottolineato, proprio «uno studio approfondito e completo degli argomenti aiuterà nella fase finale per determinare se un particolare documento è necessario oggi e chi dovrebbe prendere una decisione su di esso: il santo sinodo o il consiglio dei vescovi». Non si tratta di una mera questione procedurale, ha tenuto a precisare il primate ortodosso russo, ma di un metodo che aiuta ad affrontare anche con maggiore efficacia ogni questione. Infatti, tali consultazioni, ha rilevato il patriarca di Mosca, «ci aiutano a sentire coloro che guardano il problema in modi diversi. È ovvio che nella nostra comunità ecclesiale, per non parlare della parte secolare della società interessata agli affari della Chiesa, ci sono opinioni diverse sui problemi che sono attualmente in esame dalla Chiesa». Così, anche «al fine di sviluppare un adeguato e corretto approccio per l’attuazione delle decisioni della Commissione interconciliare, abbiamo bisogno di sentire voci diverse e, sulla base di diverse opinioni, a partire dalle norme della nostra tradizione, guidati da una coscienza pastorale, formulare le decisioni che aiuteranno la nostra Chiesa ad adempiere la sua missione». Cirillo, per quanto riguarda le attività delle commissioni che si occupano di redigere documenti o di portare avanti un fruttuoso dialogo con la società, parla apertamente della necessità di un «approccio creativo», che, afferma, diverrà una specie di criterio prioritario. I lavori della plenaria della Commissione interconciliare si sono svolti a pochi giorni dalla conclusione del «Digiuno di san Pietro», il più lungo dopo la quaresima e uno dei quattro grandi digiuni ortodossi. Proprio in quella occasione il patriarca ha compiuto una importante visita al monastero del Santissimo Salvatore della Trasfigurazione di Valaam, uno dei luoghi più significativi nella storia dell’ortodossia russa. Conobbe la sua massima fioritura nel sedicesimo secolo, quando arrivò a contare quasi mille monaci, per essere poi progressivamente abbandonato e definitivamente chiuso durante la guerra tra i sovietici e i finlandesi, nel 1940. Ogni anno Cirillo visita l’isola monastica sull’immenso lago Ladoga, a nord di San Pietroburgo, nel giorno della festa dei fondatori Sergij e German di Valaam. Questa volta però la visita ha anche segnato il pieno ritorno del monastero alla sua missione. «Il Signore ha rialzato il convento dalla polvere, non solo le mura del monastero, che oggi splendono di una bellezza superiore a quella passata, ma la stessa vita monastica rifiorisce oggi con vigore inatteso», ha detto il patriarca di Mosca nel corso di una cerimonia alla quale — come riferisce l’agenzia AsiaNews — ha assistito anche il presidente Vladimir Putin. «Con il completo restauro del monastero abbiamo una dimostrazione che il bene alla fine vince sul male». Infatti, ha aggiunto Cirillo, «il male non può dominare per sempre, esso verrà sempre sconfitto. A volte non basta una vita per assistere alla sua rovina, a volte invece diventiamo testimoni viventi della vittoria del bene». © Osservatore Romano 20.7.2017