Siria Presentata dal cardinale Zenari l’iniziativa «Ospedali aperti». Cure dopo l’orrore - L'Osservatore Romano

medico in iraqDiciotto milioni di euro all’anno: è quanto servirebbe per garantire l’assistenza sanitaria, inviare farmaci e attrezzature, formare una nuova classe medica e infermieristica in Siria, paese in perenne emergenza a causa dei combattimenti e dell’embargo internazionale. Oltre un milione i feriti e i mutilati, molti dei quali muoiono perché non hanno soldi per potersi curare. L’obiettivo è salvarne almeno quarantamila in tre anni. Si chiama «Ospedali aperti» l’iniziativa lanciata dal nunzio apostolico in Siria, cardinale Mario Zenari, che ha trovato non solo l’immediato appoggio di Papa Francesco ma anche la mobilitazione di mezzi e uomini da parte dell’episcopato italiano, di organizzazioni cattoliche e di nosocomi come il Policlinico Gemelli e l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù.
Il progetto è stato presentato nei giorni scorsi a Roma dallo stesso Zenari, insieme al presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), cardinale Gualtiero Bassetti, e a un rappresentante dell’Avsi, la fondazione che si occuperà di tutta la parte organizzativa e logistica. Il piano è già operativo: grazie a un milione di euro versato dalla Cei, i primi endoscopi, doppler a ultrasuoni e respiratori artificiali sono arrivati in Siria e alcune migliaia di persone hanno ricevuto le prime cure. La Chiesa cattolica, attraverso tre suoi storici nosocomi (l’Ospedale francese, l’Ospedale italiano di Damasco e il St. Louis di Aleppo) ha deciso di offrire cure gratuite alla popolazione più povera, con l’obiettivo di raggiungere, appunto, quarantamila persone nel prossimo triennio. La situazione è drammatica: «Da un conflitto regionale siamo passati a un conflitto internazionale», osserva il nunzio apostolico. Il 70 per cento della popolazione vive in estrema miseria, la metà degli ospedali è stata distrutta e quelli ancora in piedi lavorano al 30-40 per cento; due terzi dei medici e degli infermieri sono emigrati. «In Siria — prosegue il cardinale Zenari — è strage degli innocenti, perché i razzi e i bombardamenti sulle città colpiscono soprattutto chi si trova in casa, ovvero donne e bambini». È un paese da cui sono fuggiti i giovani, specialmente quelli più istruiti e specializzati, e la maggior parte dei cristiani, «in quanto proprio loro rappresentano la minoranza più a rischio». Ad Aleppo, su 150.000 cristiani presenti prima della guerra, ne sono rimasti 30-35.000, creando «un vuoto enorme». Sempre ad Aleppo si aggirano nelle strade dai tremila ai seimila bambini, rimasti senza più nessuno.
Bassetti ha insistito sull’importanza di promuovere i corridoi umanitari, perché «ci si accorge sempre di più che il mondo sta diventando un luogo di raccolta, per non usare un’espressione più dura, con tutti i disagi possibili e comprensibili. E allora si devono trovare e allargare delle vie per cui queste persone che hanno necessità siano accolte».
L'Osservatore Romano, 15-16 marzo 2018