Ogni rifiuto di parlarsi è una bestemmia -

xprimirenie Lassemblea del 17 ottobre a KievjpgDopo che il 15 ottobre il Sinodo della Chiesa ortodossa russa, riunito a Minsk, ha proclamato la rottura della comunione eucaristica con il Patriarcato di Costantinopoli, che a sua volta aveva proclamato la propria diretta giurisdizione sulla Chiesa ucraina, lo sgomento si è impadronito di tutti, anche di quegli ucraini che da tempo desideravano uno strappo deciso nella situazione ecclesiale.
Certo affiorano da una parte e dall’altra sentimenti di rancore e di gioia maligna, di paura e di offesa, richieste risentite dell’autocefalia, difese vibrate del territorio canonico. Ma in tutto questo non c’è niente di nuovo.
Di nuovo c’è, invece, il dolore di chi ha scoperto improvvisamente quanto è importante l’appartenenza al Corpo di Cristo, e si è trovato di fronte alla dura realtà della rottura, alla penosa prospettiva di abbandonare amici, di spartire chiese e comunità. Molti commenti postati sui social stupiscono per il vivo dolore che esprimono.
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