Per la pace e per la giustizia - Chiesa ortodossa e comunità internazionale

pace giustiziaCome la Chiesa ortodossa ha cercato e cerca di rispondere al grande desiderio di pace e di giustizia che alberga nel cuore dell’umanità? È questa la domanda fondamentale che fa da sfondo al volume Chiesa ortodossa e comunità internazionale. Il contributo del patriarcato ecumenico alle relazioni interreligiose (Trieste, Asterios, 2017, pagine 2018, euro 25). Pubblichiamo stralci delle conclusioni che l’autore dedica alla sintesi degli insegnamenti patriarcali.

L’unica riflessione di rilievo del patriarca Atenagora, limitata alla frase «Pace nella giustizia e giustizia nella pace, con la forza della solidarietà umana», rimane un forte punto di riferimento nelle relazioni interreligiose, in quanto sottolinea l’importanza di due ideali sostanziali per l’umanità contemporanea, che sono «la pace» e «la giustizia».
Il patriarca Demetrio, continuando la riflessione del suo predecessore, ha messo in evidenza che i popoli sono affamati di pane, di pace e di giustizia, e ha affermato che la Chiesa, come prolungamento dell’opera salvatrice del Signore, è solidale a tutta l’umanità che si trova sulla terra, come Dio Padre, tramite suo Figlio, diventò solidale per la redenzione di tutta l’umanità. Considerando il fanatismo religioso il grande peccato dell’umanità, ha dichiarato di non voler mancare al suo dovere di allacciare dialoghi anzitutto con le grandi religioni monoteistiche. La base dei dialoghi interreligiosi è da un lato la volontà del Signore «che tutti siano una sola cosa» e dall’altro l’amore verso gli altri, mentre il loro unico scopo è l’incontro della Chiesa con ogni uomo come creatura dell’unico Dio.
Il patriarca Bartolomeo evidenzia due punti della teologia ortodossa che secondo noi sono importanti per comprendere il suo insegnamento sulle relazioni interreligiose. Il primo è il «magistero della persona», cioè che l’uomo esiste in completezza soltanto in rapporto e in relazione a un’altra persona e di conseguenza che “l’altro” è la pienezza dell’esistenza di ogni uomo. Allo stesso tempo, se l’uomo diventa veramente libero, in quanto la sua libertà non è soltanto personale ma interpersonale, non è solitaria ma sociale. L’uomo può essere completamente libero solo se è parte di una comunità di altre persone libere. Il secondo punto è «il magistero di Emanuele», del «Dio con noi», che significa il rispetto verso tutti gli uomini, dato che Dio nacque e fu crocifisso per tutti gli uomini. Così tutti siamo figli dello stesso Dio e dobbiamo considerare noi stessi, gli uni e gli altri come fratelli, nati dallo stesso Padre celeste.

di Evangelos Yfantidis

© Osservatore Romano - 18 novembre 2018