Il crocifisso tra i simboli dell'identità europea

Mosca, 21. "I simboli religiosi, come la croce, non sono solo il segno del cristianesimo ma anche uno dei più importanti elementi dell'identità europea":  ad affermarlo è monsignor Joseph Werth, presidente della Conferenza dei vescovi cattolici della Federazione russa, che in una nota ricorda che "in Russia, durante il governo comunista, si è giunti alla persecuzione di molti credenti e a una follia morale della società". Da qui l'auspicio che "il pluralismo e la libertà di coscienza non implichino restrizioni dei diritti di coloro che vogliono vivere in accordo con l'eredità spirituale e culturale del nostro continente". In vista della prima udienza della Corte europea dei diritti dell'uomo, il 30 giugno, sul ricorso presentato dall'Italia per rivendicare il diritto di esporre il crocifisso nelle scuole, sono intervenuti anche i vescovi bulgari e polacchi sottolineando che "le radici d'Europa sono cristiane" e che "la croce ci ricorda chi siamo e dove andiamo".

(©L'Osservatore Romano - 21-22 giugno 2010)

interventi da © SIR del 21 giugno 2010

CROCIFISSO:
VESCOVI POLONIA, “NELLE COSCIENZE DEGLI UOMINI E NEGLI SPAZI PUBBLICI”
“Le società di tradizione cristiana non devono temere di esporre il crocifisso nei luoghi pubblici, come quello dove studiano i bambini, e i giovani. La croce ci ricorda chi siamo e dove andiamo. Parla dell’amore di Dio per l’uomo che proprio in croce ha trovato la sua espressione più profonda”. In conclusione della 352a sessione plenaria della Conferenza episcopale polacca (Kep), i vescovi polacchi come molti altri in Europa, sono entrati nel merito della questione sull’affissione del crocefisso negli spazi pubblici dopo l’appello italiano al Tribunale di Strasburgo. Per la Kep, è “necessario che il crocefisso rimanga nelle scuole negli ospedali e negli uffici” perché “l’indipendenza della sfera religiosa da quella laica deve essere rispettata anche nelle relazioni tra i vari paesi e le istituzioni comunitarie” mentre “il dialogo tra le religioni e le persone con diverse visioni del mondo potrà proseguire solo nel rispetto della libertà religiosa, dei popoli e delle nazioni”. La Chiesa, concludono i vescovi, “non può rinunciare alla croce presente nelle coscienze degli uomini e negli spazi pubblici” con l’auspicio “che questa convinzione venga universalmente rispettata” e “le istituzioni comunitarie, nello spirito di libertà religiosa, garantiscano agli stati membri la piena autonomia nell’organizzazione dello spazio pubblico”.

CROCIFISSO: VESCOVI RUSSIA, “SEGNO DELL’EREDITÀ SPIRITUALE DELL’EUROPA”
I vescovi cattolici della Russia ricordano all’Europa cosa significa non permettere l’ostensione dei simboli religiosi tradizionali. Lo fanno in un nota diffusa in vista del ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo. “Comprendiamo – scrive mons. Joseph Werth, presidente della Conferenza dei vescovi cattolici russi – la situazione della libertà religiosa e del pluralismo in Europa. Tuttavia i simboli religiosi come la croce sono il segno non solo della religione cristiana ma anche uno dei più importanti elementi dell’identità europea”. Poi facendo riferimento alla storia recente del Paese, il vescovo scrive: “Sappiamo molto bene cosa significa l’ostensione dei simboli religiosi tradizionali. In Russia durante il governo comunista si è giunti alla persecuzione di molti credenti e ad una follia morale della società. Siamo convinti che la presenza della croce e di altri simboli cristiani religiosi non significa alcuna preferenza per le confessioni cristiane. Il diritto alla libertà di religione non esclude l'accettazione spontanea o il mantenimento di simboli tradizionali cristiani in diversi paesi europei a causa del loro alto valore sociale”. L’augurio dell’episcopato russo è che “il pluralismo e la libertà di coscienza non implichi restrizioni dei diritti di coloro che vogliono vivere in accordo con l'eredità spirituale e culturale del nostro continente”.

CROCIFISSO: VESCOVI BULGARIA, “NON NEGARE LA PRESENZA E L’ESPOSIZIONE”
In vista della prima udienza della Corte europea dei diritti dell'uomo, il 30 giugno, sul ricorso presentato dall'Italia in cui si rivendica il diritto di esporre il crocifisso nei luoghi pubblici, continuano a levarsi le voci dei vescovi europei. E’ di oggi la dichiarazione dei presuli bulgari per i quali il Crocifisso non è strumento d’imposizione, ma espressione del più profondo amore, autentica solidarietà con tutti gli uomini, indipendentemente dalla loro fede, razza o nazionalità. “Nessuno dubita che le radici d’Europa sono cristiane e che la civiltà europea esiste grazie al cristianesimo. Esortiamo, pertanto, tutti gli Stati cristiani, d’origine e tradizione, di non negare la presenza e l’esposizione in luoghi pubblici dei tradizionali simboli cristiani, come la croce e l’icona, specialmente nelle scuole, dove si formano ed educano i bambini d’Europa”.

CROCIFISSO: VESCOVI UNGHERESI, SIMBOLO DI SALVEZZA E LIBERTÀ PER TUTTI
Sul ricorso alla Corte europea di Strasburgo riguardo alla presenza dei simboli religioni nei luoghi pubblici scendono in campo anche i vescovi ungheresi. “La presenza dei simboli religiosi cristiani, in particolare della croce – scrive in una nota il card. Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest nonché presidente della Conferenza episcopale ungherese – non ha alcuna intenzione di escludere nessuno, esprime piuttosto una tradizione che tutti conoscono e in cui ciascuno può riconoscere un insieme di alti valori che incoraggiano il dialogo e spingono a mettersi a servizio dei sofferenti e dei bisognosi senza distinzione di fede, etnia o nazionalità”. Il simbolo della croce è poi l’espressione massima della “salvezza comune e della libertà dell’umanità. Esso – spiega il card. Erdő - non impone una religione, ma esprime la più alta forma di altruismo e generosità nonché il più profondo atto di solidarietà offerto a tutti”. “Pertanto – prosegue la nota dell’arcivescovo - le società di tradizione cristiane non dovrebbero rifiutare l’esposizione pubblica del loro simboli religiosi, in particolare nei luoghi in cui i loro bambini sono educati; altrimenti quelle società rischiano di fallire nel compito di trasmette alle future generazioni la loro stessa identità e valori”. Da qui, l’appello affinché in Europa “i simboli religiosi siano permessi dalla legge e per spontanea accettazione”.

CROCIFISSO: VESCOVI SLOVACCHIA, “NON HA VALORE DI ESCLUSIONE PER NESSUNO”
“La presenza dei simboli religiosi cristiani, e in particolare della Croce, che riflette il sentimento religioso dei cristiani di qualsiasi denominazione, non ha valore di esclusione per nessuno”. E’ quanto affermano in una nota, diffusa oggi, i vescovi della Slovacchia che così intervengono in vista della decisione (30 giugno) della Corte europea dei diritti dell’uomo sulla questione dell‘esposizione dei simboli religiosi cristiani nelle scuole pubbliche. Il crocifisso, si legge, “esprime una tradizione che tutti conoscono e riconoscono nel suo alto valore spirituale, e come segno di un’identità aperta al dialogo, di sostegno a favore dei bisognosi e dei sofferenti, senza distinzione di fede, etnia o nazionalità”. “Nella cultura cristiana – sostengono i presuli slovacchi - la Croce esprime la salvezza collettiva e la libertà del popolo. Non si traduce in un’imposizione della religione, ma esprime un altruismo supremo e una grande generosità e invita alla solidarietà verso tutti”. Per tale motivo “le società a tradizione cristiana non dovrebbero rifiutare l’esposizione pubblica dei simboli religiosi, soprattutto nelle scuole pubbliche, altrimenti viene indebolita la capacità di trasmettere alle future generazioni la consapevolezza del proprio valore e della propria identità”. Parere analogo era stato pronunciato nel dicembre 2009 anche dal Consiglio nazionale della Repubblica Slovacca.