×

Avviso

Lack of access rights - File 'http:/www.vatican.va/news_services/or/or_quo/206q06b1.jpg'

L'Università cattolica in Ucraina si amplia

L'viv, 7. La storia dell'Università cattolica ucraina, a L'viv, ha segnato nei giorni scorsi un'ulteriore tappa nel processo di sviluppo e di miglioramento dei servizi per gli studenti. In occasione di una cerimonia presieduta dal cardinale arcivescovo maggiore di Kyiv-Halyc, Lubomyr Husar, sono state benedette le fondamenta del futuro ostello dell'ateneo.
Assieme al cardinale Husar hanno preso parte alla cerimonia anche numerosi vescovi che in questi giorni stanno partecipando al Sinodo della Chiesa greco-cattolica ucraina, in programma a L'viv, fino al 9 settembre.
L'ostello fa parte di un ambizioso programma di sviluppo dell'università, la cui prima pietra venne benedetta dal servo di Dio Giovanni Paolo II, il 26 giugno 2001, in occasione della visita pastorale. La struttura accademica, una volta completata nella sua interezza (presumibilmente, secondo i piani, nel 2020) diverrà un vero e proprio campus, sullo stile di quelli statunitensi.
L'OSSERVATORE ROMANO Edizione quotidiana 8 settembre 2010

Infatti, il campus verrà realizzato in fasi successive (la prima da completare entro il 2015), che includeranno anche una struttura multifunzionale al cui interno sono previste aule e uffici per il corpo dei docenti, oltre a un'ampia sala che potrà essere utilizzata anche per eventi conviviali.
La zona principale del campus è riservata alla futura nuova chiesa, che sarà localizzata proprio al centro del campus. Inoltre, nel progetto figura la costruzione di una biblioteca, di un centro di informazioni, di un museo e di un hotel. Attualmente è presente una piccola chiesa in legno dedicata ai martiri che accoglie, oltre agli studenti, i residenti della zona. In particolare, la costruzione dell'ostello sarà ultimata nel 2012.
Il cardinale Husar ha sottolineato che l'Università cattolica ucraina è "qualcosa di più di un'istituzione accademica". Il porporato ha ricordato che l'istituzione vuole essere soprattutto una comunità che accomuna il sapere scientifico ai valori spirituali. Si tratta, ha osservato, "di una comunità di studenti, docenti e impiegati che cercano il proprio futuro in una combinazione di istruzione e di profonda esperienza di fede dei martiri. Con l'aiuto dell'esperienza del martirio, possiamo avere una coscienza più profonda del senso della nostra vita".
Il cardinale Husar ha poi aggiunto:  "La nostra Università apre gli occhi alla verità della vita, non soltanto per mezzo della scienza positiva. È una comunità di testimonianza, che va incontro ai bisogni del presente e che sottolinea il valore e la dignità delle persone. La vostra attività è un elemento molto importante per lo sviluppo di un futuro nuovo e migliore".
Il sindaco di L'viv, Andrii Sadovyi, ha definito l'università "una città del domani, che trova le fondamenta nella fede e nella scienza".
Nel Paese è ancora viva la testimonianza della visita pastorale del 2001, compiuta da Giovanni Paolo II. La responsabilità delle nuove generazioni per il bene comune della società è stato uno dei cardini del messaggio pastorale. Nel discorso ai giovani di Giovanni Paolo II, pronunciato a L'viv il 26 giugno 2001, si evidenzia infatti che "il futuro dell'Ucraina dipende in buona parte da voi e dalle responsabilità che saprete assumervi. L'Ucraina ha bisogno di uomini e di donne che si dedichino al servizio della società, avendo di mira la promozione dei diritti e del benessere di tutti a cominciare dai più deboli e diseredati". Questa, ha spiegato Giovanni Paolo II, "è la logica del Vangelo, ma è anche la logica che fa crescere la comunità civile. Qui c'è bisogno di voi, giovani, pronti a offrire il vostro contributo per migliorare le condizioni sociali, culturali, economiche e politiche del Paese". L'Università cattolica ucraina rappresenta, per i promotori, una realtà essenziale di questa apertura della nazione alla modernità e una speranza per i giovani che si vogliono rendere protagonisti dell'impegno sociale.


(©L'Osservatore Romano - 8 settembre 2010)