I greco-cattolici ucraini guardano al futuro

109q06agKIEV, 11. "Nel 2020 vorrei vedere la nostra comunità come un organismo esistente in tutto il mondo, che parla lingue diverse, che annuncia il Vangelo nei vari Paesi, ma come Chiesa unificata della tradizione orientale. Per questo invito i seminaristi e i sacerdoti a riflettere molto seriamente sul ministero missionario". È la Chiesa greco-cattolica ucraina immaginata, da qui a dieci anni, dalla sua guida spirituale, l'arcivescovo maggiore di Kyiv-Haly?, monsignor Sviatoslav Shevchuk, che nei giorni scorsi, incontrando il clero della diocesi di Sambir-Drohobych, ha indicato le principali sfide che i greco-cattolici hanno il dovere di raccogliere nel futuro prossimo. Tra esse, ce n'è una prioritaria: fornire cura spirituale a tutti i greco-cattolici sparsi nel mondo, andare dove si trovano. "La nostra gente ha bisogno di pastori - si legge in una sintesi dell'incontro diffusa dal Religious information service of Ukraine - e quindi, entro il 2020, probabilmente avremo diocesi e metropolie in Africa, in Medio Oriente e nelle nazioni in cui il nostro popolo ha bisogno della nostra assistenza spirituale, ha bisogno di un padre e di sapere che questo padre che viene dall'Ucraina si prende davvero cura di lui".
Per elaborare il concetto di ciò che la Chiesa greco-cattolica ucraina sarà tra dieci anni, il Sinodo dei vescovi ha istituito un gruppo di lavoro, chiamato "Team 2", che ha scelto dieci obiettivi da raggiungere entro il 2020. E per sviluppare i relativi meccanismi di attuazione è stato creato un altro gruppo di lavoro, il "Team 3", che ha cominciato la sua attività proprio in questi giorni. Questione giovanile, evangelizzazione, inculturazione, sviluppo delle strutture ecclesiali, lingua nella liturgia: sono solo alcuni dei temi affrontati da monsignor Shevchuk durante la sua visita a Drohobych, effettuata in occasione del settantacinquesimo genetliaco e del venticinquesimo anniversario dell'ordinazione episcopale del vescovo di Sambir-Drohobych degli Ucraini, Julian Voronovsky. In particolare, "il problema della lingua potrebbe non essere così urgente per l'Ucraina - ha spiegato l'arcivescovo maggiore - ma quando altri Paesi sono interessati potrebbe diventare una grave questione".
Alcune settimane fa, durante un incontro tra il presidente della Repubblica, Viktor Yanukovi?, e i rappresentanti delle Chiese e delle organizzazioni religiose del Paese, il responsabile dei greco-cattolici ha affrontato temi cruciali quali l'educazione teologica in Ucraina, la restituzione delle proprietà ecclesiali e la costruzione di rapporti paritari tra le Chiese e lo Stato. Riguardo al primo tema, Shevchuk ha espresso la sua gratitudine al Governo per il riconoscimento della teologia come disciplina autonoma delle scienze umanistiche, sottolineando la necessità di compiere ulteriori passi affinché la teologia possa ottenere l'accreditamento statale nelle istituzioni educative del Paese. Quella della restituzione delle proprietà ecclesiali è stata una questione sollevata da quasi tutte le organizzazioni religiose. "La Chiesa greco-cattolica - ha detto dal canto suo l'arcivescovo maggiore di Kyiv-Haly? - ha subito una forte repressione durante il regime di Stalin e, a oggi, siamo ancora in attesa di una riabilitazione".
Monsignor Shevchuk ha infine messo in evidenza l'importanza dell'attività del Consiglio delle Chiese e delle organizzazioni religiose dell'Ucraina, un organismo che "non solo ha aiutato a trovare possibili modalità di cooperazione tra le differenti Chiese ma che rappresenta un'ottima opportunità per costruire relazioni alla pari tra Chiese e organizzazioni religiose da una parte e Stato dall'altra". Una condizione sottolineata anche da Yanukovi?, che ha auspicato il rafforzamento della collaborazione soprattutto nell'ambito educativo e del lavoro, per garantire il diritto alla libertà di coscienza. Dopo aver rimosso le restrizioni del passato - ha detto - l'Ucraina è diventata una nazione pienamente multiconfessionale.


(©L'Osservatore Romano 12 maggio 2011)