Non è una buona idea eliminare la religione

pentecoste-3MOSCA, 26. L’idea di uno spazio secolarizzato che esclude la presenza istituzionalizzata della religione nelle relazioni internazionali «non risponde alle sfide del nostro tempo». È improbabile che il modello di spazio pubblico nei Paesi occidentali nel quale l’opinione religiosa viene eliminata «possa attrarre il mondo intero». Un modello, fra l’altro, «seriamente contestato in molte nazioni dominate dal secolarismo». E la diminuzione della popolazione nei Paesi europei, accompagnata da un afflusso di migranti normalmente spinti da forte motivazione spirituale, aggrava il problema della presenza della religione nello spazio pubblico. È quanto ha detto il metropolita di Volokolamsk, Hilarion, presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del patriarcato di Mosca, nella conferenza tenuta mercoledì scorso all’Istituto statale per le relazioni internazionali del ministero degli Affari esteri russo. Per il responsabile ortodosso, «la mancanza di fiducia nell’idea laica come ricetta universale per il benessere della comunità umana è anche legata alla sua incapacità di risolvere i problemi evidenti nell’economia globale e nell’ambiente e di promuovere rapporti pacifici di reciproco rispetto fra le varie nazioni». Nel suo discorso, intitolato «Il fattore religioso nelle relazioni internazionali», Hilarion ha osservato che il secolarismo militante, la negazione dei valori morali cristiani, l’assolutizzazione della libertà di scelta a discapito della pubblica moralità sono diventati la “quasire l i g i o n e ” del mondo occidentale predicata nelle relazioni internazionali: «L’ho chiamata volutamente quasi-religione dal momento che si tratta di coscienza religiosa che presuppone dogmatismo. Ma se l’immutabilità e l’irrefutabilità dei dogmi religiosi sono bilanciati dalla loro accettazione volontaria e dal loro adempimento, i dogmi del laicismo sono imposti attraverso il sistema ramificato di controllo sul rispetto dei diritti umani e delle sanzioni economiche e talvolta militari». Il rappresentante del patriarcato di Mosca ha ricordato con rammarico la scelta fatta dalla Francia di legalizzare le unioni omosessuali e di concedere loro il diritto di adottare bambini, ma anche le grandi manifestazioni in difesa della famiglia tradizionale che si sono successivamente svolte a Parigi e in altre grandi città. E ha citato il sindaco di Arcangues, Jean-Michel Colo, che «da buon cattolico si è rifiutato di registrare una unione omosessuale, rischiando il carcere e una multa per discriminazione», e il Collettivo dei sindaci per l’infanzia che gli ha espresso solidarietà e che si batte per l’a b ro g a z i o -ne della legge sul mariage pour tous. «L’idea di respingere l’e re d i t à cristiana come guida morale per la civiltà europea — spiega il metropolita — si manifesta anche nel processo di integrazione europea. La maggior parte delle comunità cristiane del continente, compresa la Chiesa ortodossa russa, volevano che si inserisse, nel progetto di Costituzione europea discusso nei primi anni Duemila, un riferimento al contributo dato dal cristianesimo alla civiltà europea. Ciò è stato respinto nella bozza definitiva e il preambolo menziona solo “le eredità culturali, religiose e umanistiche dell’E u ro p a ”». L’incapacità di riconoscere quel contributo (anche in seguito nell’ambito del Trattato di Lisbona) è, per Hilarion, «un segnale allarmante. La motivazione di coloro che si oppongono al riferimento al cristianesimo è nota: essi parlano di un’Europa pluriconfessionale e preferiscono non menzionare alcune religioni per non offenderne altre». Ma in questo modo «il laicismo radicale rifiuta il passato storico delle nazioni europee». Un’ideologia che, secondo il responsabile ortodosso, risale ai tempi dell’Illuminismo (citati Voltaire e Rousseau) e alla volontà di «respingere l’idea della corruzione della natura umana attraverso il peccato nella convinzione che per costruire una società perfetta fosse sufficiente disporre della libertà personale». Da allora chi, come la Chiesa, si batte contro il male viene visto come «un ostacolo al libero arbitrio». Prima della conferenza, Hilarion, in qualità di rettore della Scuola di dottorato e alti studi teologici «Santi Cirillo e Metodio», ha firmato un accordo di cooperazione con l’Istituto statale di Mosca per le relazioni internazionali che prevede la vicendevole partecipazione degli studenti ai programmi di studio, conferenze congiunte, seminari, tavole rotonde, riunioni di esperti, ricerche e pubblicazioni su temi di interesse comune.

© Osservatore Romano - 27 ottobre 2013