Dalla compassione alla comprensione

bibbia-studio-1di ALBERTO FABIO AMBROSIO
I cristiani d’Oriente hanno da sempre rappresentato un tema di interesse molto vivo per l’O ccidente. L’immaginazione collettiva che associa in maniera caratteristica Oriente e cristiani perviene fino a noi, all’oggi dell’attualità ed è ben difficile liberarsene per far spazio a un sano e più efficace realismo. A questa immaginazione un poco erronea si aggiungono anche dei fenomeni storici, sì, veri, ma da contestualizzare. Nessuno può negare che i cristiani in Turchia siano diminuiti in maniera straordinaria lungo il XXsecolo, ma non sempre si parla dei nuovi cristiani sia in questo Paese come in altri della regione. Si confina il cristianesimo orientale solo ed esclusivamente a quello storico, con un’analisi tutt’altro che realistica lasciando spazio a un pessimismo privo di fondamenti. Il libro di Bernard Heyberger (Les chrétiens au Proche-Orient.
De la compassion à la compréhension, Parigi, Payot & Rivages, 2013, pagine 160, euro 16) mette in luce questa complessità di analisi di una realtà estremamente ricca anche nella sua apparente povertà. Il libro, accessibile e documentato, ha dalla sua un realismo di approccio di un vero specialista di storia del cristianesimo del Vicino Oriente. Non è un caso che L’Oeuvre d’Orient — centenaria opera ecclesiale al servizio dei cristiani dispersi in Oriente — abbia attribuito il secondo premio letterario a questa preziosa opera. Alle ormai consuete categorie di lettura del complesso fenomeno del cristianesimo orientale, Bernard Heyberger ne oppone altrettante. Da un lato, la viva immaginazione ha rischiato di attribuire ai cristiani d’Oriente almeno tre caratteristiche: quella di una devozione vera, profonda ed eccezionale, quella di cristiani in stato di persecuzione permanente e infine quella — storicamente più recente — di una lenta ma inesauribile scomparsa. Leggendo il volume di Heyberger emerge invece una cristianità che è in lotta con se stessa nella ricerca di una pratica religiosa che non è solo pura devozione. Le riflessioni relative ai cristiani d’Oriente, al senso della cittadinanza e al concetto di nazione permettono di intravedere tutta la complessità del rapporto tra comunità ecclesiali, apparentemente non impegnate politicamente, e le società di Paesi a maggioranza musulmana. Non solo, ma la persecuzione non è sempre e comunque evidente lungo la storia, sebbene sia talvolta un discorso sociologico riconfortante e capace di orientare gli atteggiamenti tanto interiori quanto politici. All’epoca di situazioni drammatiche per i cristiani in Paesi a maggioranza musulmana, sembra fin troppo semplicistico affermare che la persecuzione non sempre è stata un principio sistematico. Infine, il cristianesimo d’O riente è tutt’altro che in diminuzione, dove per questo termine non si voglia solo intendere la fuga dei cristiani locali. La notevole immigrazione dall’Africa e dall’Estremo Oriente offre sicuramente un nuovo panorama cristiano nei Paesi a maggioranza musulmana. L’estremo interesse di questo libro è che, pur non volendo essere in alcun modo una difesa apologetica del cristianesimo d’Oriente, tocca con oggettività tematiche e atteggiamenti che anche il sinodo ha esplicitato. A questo proposito, non si può non menzionare l’impulso impresso dal sinodo per la Chiesa in Medio Oriente, celebrato ormai più di tre anni orsono. Questo è il segno che per i cristiani d’Oriente è necessario un cambiamento profondo di atteggiamento, indicato dal sottotitolo del libro: dalla compassione alla comprensione. Da una sterile compassione esotica è diventato urgente passare alla comprensione vera e reale dell’Oriente cristiano. Riguardo la Chiesa in queste regioni ben si può applicare quanto l’esortazione apostolica postsinodale Verbum Dominiafferma della Scrittura: si rischia cioé di leggerla «come oggetto di curiosità storica e non come opera dello Spirito Santo, nella quale possiamo sentire la stessa voce del Signore e conoscere la sua presenza nella storia» (19).

© Osservatore Romano - 16 novembre 2013