Tutti al lavoro per la pace

kirill-22MOSCA, 7. La preghiera per la pace, in particolare per l’Ucraina, è stata la nota dominante contenuta nel tradizionale messaggio natalizio del patriarca di Mosca, Cirillo. Il capo spirituale ortodosso, nella notte tra il 6 e il 7 gennaio, ha celebrato la divina liturgia del Natale — che ricorre oggi per le Chiese che seguono il calendario giuliano — presso la cattedrale di Cristo Salvatore, alla presenza del premier della Federazione russa, Dmitri Medvedev. La celebrazione, trasmessa in diretta da alcuni canali televisivi, è stata preceduta da un saluto che Cirillo ha rivolto ai telespettatori, nel quale ha ribadito l’invito a «lavorare per la pace».
Parallelamente, il patriarcato ha diffuso un appello indirizzato al popolo ucraino al quale Cirillo ha espresso vicinanza. «In questi giorni luminosi per tutti i cristiani», l’annuncio di Gesù bambino «raggiunge i nostri cuori» e mette «al bando per sempre la rabbia e l’odio per il vicino e il lontano». In questo senso, ha assicurato il patriarca di Mosca, «il mio cuore va alla gente dell’Ucraina. Il Signore riconcili la gente in Ucraina e in tutto il mondo. Bontà, pace e prosperità auguro a tutti voi». L’impegno per la pace, come accennato, è stato anche il passaggio centrale del messaggio natalizio indirizzato ai membri dell’episcopato, del clero, ai monaci e alle monache e a tutti i fedeli figli e figlie della Chiesa ortodossa russa. «In questi santi giorni natalizi — afferma Cirillo — le preghiere della nostra Chiesa e quelle mie personali sono per la pace nella terra ucraina. Indipendentemente dal luogo di residenza e dalle idee e preferenze politiche dei suoi figli, la Chiesa ortodossa russa compie la missione che lo stesso Cristo le ha affidato. Essa ha fatto e fa quanto può per riappacificare la popolazione e aiutare tutti a superare le conseguenze del conflitto». Anche perché, ha ricordato, «alla base di ogni conflitto, dell’odio e della divisione c’è il peccato» e oggi «vediamo chiaramente in che situazione infernale si ritrova l’uomo quando perde la dignità donatagli da Dio». Da parte sua, ha aggiunto, «la Chiesa, che non smette di annunciare a tutti la grande gioia della nascita del Salvatore, esorta ognuno, in nome di Dio, a credere e tendere al bene: essa propone un cammino che è un’ascesa: dalla ricerca di Dio, alla sua conoscenza, dalla conoscenza di Dio, alla relazione con lui, dalla relazione con Dio, al divenire simili a lui». Infatti, «chiunque viva secondo la fede sa bene che solo la fedeltà a Dio lo tiene lontano dalle opere e dai pensieri malvagi, che solo la fede gli ispira opere a lode di Dio e a vantaggio del prossimo». Anche per questo, «dobbiamo sforzarci di essere ortodossi non solo per le inchieste sociologiche, ma secondo le nostre convinzioni più profonde e il nostro stile di vita». Infatti, «la festa del Natale di Cristo ci ripete l’essenziale: siamo chiamati a imparare ad amare Dio e a servire il nostro Salvatore, che ha donato questa salvezza a tutti i popoli».

© Osservatore Romano - 7-8 gennaio 2015