Pazienti tessitrici dell'unità con i cristiani d'Oriente

di Eleuterio F. Fortino

Quasi un secolo fa maturava nell'ambito della storica abbazia dei monaci basiliani di Santa Maria di Grottaferrata, nei pressi di Roma, una vocazione religiosa femminile, che orientata dai padri di San Nilo di Rossano, prendeva forma come congregazione delle suore Basiliane Figlie di santa Macrina, oggi presente non soltanto nelle tre circoscrizioni ecclesiastiche bizantine in Italia, ma estesa in Albania, nel Kosovo e nel Kerala in India. 
La congregazione, ancorché recente, si inserisce in una lunga tradizione. Da una parte si riferisce a san Basilio (330 circa-379) animatore del monachesimo orientale e a sua sorella santa Macrina, di cui la congregazione ha assunto anche il nome, dall'altra alla tradizione monastica italo-greca incarnata dall'antico monastero di Grottaferrata, fondato da san Nilo di Rossano (1004), che le ha dato l'orientamento. Inoltre, la congregazione ha fatto la sua prima esperienza di vita nell'ambito della Chiesa italo-albanese di Sicilia, di Calabria e di Lucania. 

Il 2 aprile 2009 il vescovo di Piana degli Albanesi, monsignor Sotìr Ferrara, ha presieduto la conclusione dell'inchiesta diocesana per il processo di canonizzazione della serva di Dio madre Macrina, fondatrice della congregazione basiliana femminile. In Italia vi è una permanente tradizione più che millenaria della presenza ecclesiale bizantina, dal tempo di Giustiniano (secolo vi) in poi, rinvigorita nel secolo XVI dall'arrivo di una forte immigrazione albanese proveniente dall'Epiro e dalla Morea. In questa tradizione aveva offerto un grande contributo di cultura e di santità uno stuolo di monaci, ma non vi erano mai state operanti comunità monastiche femminili. La congregazione fondata da madre Macrina (1893-1970) dà un contributo nuovo e significativo per una nuova vitalità nel nostro tempo. 
Madre Macrina, al secolo Elena Rapparelli, è nata il 2 aprile 1893 proprio a Grottaferrata. Essa è stata battezzata, come la sorella Agnese in seguito anch'essa religiosa con il nome di suor Eumelia, nella parrocchia dell'abbazia dal noto ieromonaco padre Arsenio Pellegrini. Le due sorelle, accompagnate, nella formazione catechetica e liturgica, dai monaci, sono state indirizzate verso la vita religiosa particolarmente da padre Nilo Borgia, originario di Piana degli Albanesi. Egli ispirò e orientò la nascente comunità religiosa. 
Il vescovo di Piana degli Albanesi informa che "madre Macrina, sotto la guida di padre Nilo si convinse che era opportuno dar vita a una nuova congregazione religiosa con lo scopo di promuovere, con la preghiera e con l'azione, l'unione dei popoli cristiani d'oriente con la Chiesa cattolica". Tale progetto, custodito nel cuore e nella mente, fu poi accolto e approvato da Papa Benedetto xv e solo nel 1921 poté essere avviato a realizzazione. Infatti, il 2 luglio di quell'anno, con l'approvazione e la benedizione dell'assessore della Congregazione per la Chiesa Orientale, monsignor Isaia Papadopoulos, le due sorelle partirono per Mezzoiuso, comunità di tradizione bizantina, nella giurisdizione dell'arcidiocesi di Palermo. Ancora non esisteva l'eparchia di Piana degli Albanesi, creata nel 1937. A Mezzoiuso i monaci basiliani di Grottaferrata avevano ripristinato l'antico monastero di Santa Maria delle Grazie. La nascente comunità fu bene accolta dall'arcivescovo di Palermo, il cardinale Lualdi. Fu proprio questi a indicare il nome che avrebbe assunto la nuova congregazione:  Suore Basiliane Figlie di Santa Macrina. Egli stesso ne nominò responsabile madre Macrina. Oltre che dai monaci basiliani le giovani avviate alla vita religiosa furono aiutate e sostenute spiritualmente da don Luigi Orione e da padre Antonio Delpouch dei Padri Bianchi. 
Nel 1930 la nuova comunità ricevette l'approvazione canonica quale istituzione di diritto diocesano e il 30 luglio si aveva la professione religiosa di madre Macrina e di otto consorelle. In seguito il cardinale Luigi Lavitrano decretò come casa di noviziato quella di Mezzoiuso. 
La comunità conobbe un progressivo incremento. Negli anni 1939-1946 furono aperte due case in Albania (Argirocastro e Fier), aiutate dai monaci basiliani, già presenti nel Paese, poi chiuse con l'avvento del regime comunista. Nel dopoguerra nuove case sono state aperte in Sicilia, in Calabria, in Lucania, nel Lazio. Negli anni Novanta le basiliane sono tornate nuovamente in Albania e in seguito anche in Kosovo e in India. Oggi la congregazione ha un consistente numero di giovani suore, di cui molte hanno conseguito diplomi in istituti di scienze religiose superiori. 
Il 10 giugno del 1972 Papa Paolo VI, con lettera del cardinale de Furstenberg, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, approvava le costituzioni aggiornate alla luce del concilio Vaticano ii e dichiarava la congregazione quale istituto di diritto pontificio. 
Le costituzioni descrivono così la natura della congregazione:  "È una istituzione di diritto pontificio appartenente alla Chiesa bizantina italo-greca. Essa, ispirandosi alla dottrina ascetica e alla tradizione spirituale dei Santi Padri orientali, si propone la gloria di Dio attraverso la sequela di Cristo, maestro ed esempio di santità". All'articolo 3 si precisa:  "La congregazione, fedele alla volontà della madre fondatrice e condividendo la missione della Chiesa, si inserisce nell'azione ecumenica che, sotto l'azione dello Spirito Paraclito e attraverso la conversione del cuore, tende a diffondere la carità di Cristo tra gli uomini, a promuovere e incrementare il dialogo e la fraterna concordia per realizzare la comunione nella perfetta unità, voluta da Cristo affinché tutti siano una cosa sola affinché il mondo creda. La congregazione si sente nel vincolo della carità, unita ai fratelli cristiani d'oriente, con i quali ha in comune la fede e la ricchezza del patrimonio spirituale:  liturgico, patristico, innografico e iconografico". 
La congregazione naturalmente è pronta a svolgere il lavoro apostolico di testimonianza, di evangelizzazione, di promozione umana in tutta la Chiesa dove potrebbe essere chiamata. Si propone di fare questo "in collaborazione con le comunità ecclesiali e gli istituti religiosi cattolici e non cattolici, soprattutto dell'Oriente cristiano e di lingua albanese". 
Da questi dati costituzionali emerge la fonte di ispirazione di questa nuova comunità religiosa bizantina e femminile. Nell'Ufficio bizantino celebrato quotidianamente, negli scritti dei Padri e in particolare nelle Regole di san Basilio, tanto in quelle fusius tractatae quanto in quelle brevius tractatae, la congregazione trova la guida sicura. 
L'avviato processo di canonizzazione della fondatrice - ora che è conclusa la fase diocesana e l'intera documentazione raccolta è stata trasmessa a Roma - darà l'occasione per approfondire il carisma proprio della congregazione e per riflettere sulle vie di santificazione e di testimonianza nel prossimo futuro.



(©L'Osservatore Romano - 25 aprile 2009)