Ponti di dialogo in Egitto · ​A colloquio con il patriarca di Alessandria dei copti in visita ad limina ·

patriarca Ibrahim Isaac SedrakUn ponte di dialogo che deve far fronte al crescente fanatismo e fondamentalismo, in un Paese a grande maggioranza musulmana: è il ruolo che in Egitto si è ritagliata la Chiesa copta cattolica, i cui vescovi hanno compiuto nei giorni scorsi la

visita ad limina Apostolorum. All’Osservatore Romano il patriarca Ibrahim Isaac Sedrak parla della necessità di testimoniare i valori umani e cristiani, puntando su una forte presenza soprattutto in ambito educativo e sanitario.

Quali sono le principali sfide che dovete affrontare?

Anzitutto quella del dialogo. Quando parlo dell’Egitto non parlo da cristiano, ma da egiziano. La cittadinanza è importante per noi e cerchiamo di sottolinearla sempre, soprattutto nei rapporti con i nostri amici musulmani.

Dov’è possibile trovare un terreno d’incontro?

In ambito educativo. Purtroppo la società egiziana soffre di tante carenze in questo campo. Abbiamo più del quaranta per cento di analfabeti. E accanto all’analfabetismo tout court c’è l’analfabetismo religioso.

Come sono inseriti i cristiani nella società?

Noi richiamiamo molto il concetto di cittadinanza. Il presidente Al Sisi parla bene della cittadinanza e della diversità. Più volte ripete che esse sono volute da Dio. Dobbiamo vivere insieme in quanto diversi.

Come si è svolta la visita ad limina?

Abbiamio incontrato il Papa per più di un’ora. Si sente che Francesco è un uomo che sa ascoltare e si mette in sintonia con la persona che ha davanti. In Egitto è stimato molto non solo dai cattolici, ma da tutta la popolazione. 

©   osservatoreromano.va/it/news/ponti-di-dialogo-egitto     11.2.2017