Servizio comune all’umanità. La prefazione di Papa Francesco al libro «La Bibbia dell’Amicizia»

ebrei cristianiCristiani ed ebrei. Esce venerdì 18 gennaio il volume «La Bibbia dell’Amicizia. Brani della Torah/Pentateuco commentati da ebrei e cristiani», a cura di Marco Cassuto Morselli e Giulio Michelini (Cinisello Balsamo, Edizioni San Paolo, 2019, pagine 361, euro 30), progetto realizzato grazie al sostegno della Conferenza episcopale italiana. Pubblichiamo per intero la prefazione scritta da Papa Francesco e ampi stralci di quella scritta dal rabbino rettore del Seminario Rabinico Latinoamericano a Buenos Aires.
La Bibbia dell’Amicizia è un progetto attraente ma assai impegnativo. Sono ben consapevole che abbiamo alle spalle diciannove secoli di antigiudaismo cristiano e che pochi decenni di dialogo sono ben poca cosa al confronto.
Tuttavia in questi ultimi tempi molte cose sono mutate e altre ancora stanno cambiando. Occorre lavorare con maggiore intensità per chiedere perdono e per riparare i danni causati dall’incomprensione. I valori, le tradizioni, le grandi idee che identificano l’Ebraismo e il Cristianesimo devono essere messe al servizio dell’umanità senza mai dimenticare la sacralità e l’autenticità dell’amicizia.
La Bibbia ci fa comprendere l’inviolabilità di questi valori, necessaria premessa per un dialogo costruttivo.
Il modo migliore per dialogare tuttavia non è solo parlare e discutere, ma fare progetti realizzandoli insieme a tutti coloro che hanno buona volontà e reciproco rispetto nell’amicizia. Esiste una ricca complementarietà che ci permette di leggere insieme i testi della Bibbia ebraica aiutandoci vicendevolmente a sviscerare le ricchezze della Parola di Dio. Obiettivo comune sarà quello di essere testimoni dell’amore del Padre in tutto il mondo. Per l’ebreo come per il cristiano non v’è dubbio che l’amore verso Dio e verso il prossimo riassume tutti i comandamenti. Ebrei e cristiani devono dunque sentirsi fratelli e sorelle, uniti dallo stesso Dio e da un ricco patrimonio spirituale comune, sul quale fondarsi e continuare a costruire il futuro.
È di vitale importanza, per i cristiani, scoprire e promuovere la conoscenza della tradizione ebraica per riuscire a comprendere più autenticamente se stessi. Anche lo studio della Torah è parte di questo fondamentale impegno. Per questo voglio affidare il vostro cammino di ricerca alle parole dell’invocazione che ogni fedele ebreo recita quotidianamente al termine della preghiera dell’amidah: «Che ci siano aperte le porte della Torah, della sapienza, dell’intelligenza e della conoscenza, le porte del nutrimento e del sostentamento, le porte della vita, della grazia, dell’amore e della misericordia e del gradimento davanti a Te». Auguro di proseguire nel cammino con perseveranza e invoco su tutti la benedizione di Dio.

© Osservatore Romano - 17 gennaio 2018