Giornata Creato, il Papa: rispondiamo coi fatti al “grido amaro” della Terra

siccitaStiamo raggiungendo un punto di rottura, serve una conversione ecologica individuale e comunitaria: nel messaggio per la Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato, del 1 settembre, il Papa chiede alla comunità delle nazioni di agire con decisione in vista di due vertici cruciali, COP27 e la COP15 dedicati alla doppia crisi del clima e della riduzione della biodiversità
 

Gabriella Ceraso – Città del Vaticano

La Madre Terra grida, gridano le creature viventi, i poveri, i popoli nativi e i nostri figli guardando al futuro: il degrado e lo sfruttamento ambientale sono una “sfida” cui occorre rispondere. Serve una conversione ecologica individuale e comunitaria: chi può, agisca. È una disamina attenta e insieme un appello accorato alla comunità internazionale quello racchiuso nel Messaggio del Papa per il 1 settembre, Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato. Questa Giornata apre il “Tempo del Creato”, che prosegue fino alla festa di San Francesco, il 4 ottobre: “Un momento speciale per tutti i cristiani per pregare e prendersi cura insieme della nostra casa comune”. Originariamente ispirato dal Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, esso è - spiega Francesco - “un’opportunità per coltivare la nostra ‘conversione ecologica’, incoraggiata da San Giovanni Paolo II come risposta alla “catastrofe ecologica” preannunciata da San Paolo VI già nel 1970”. In particolare quest’anno il Papa per il Tempo del Creato chiede preghiere in vista di due importanti vertici sui temi clima e biodiversità, affinché si agisca con “decisione”.

La voce del Creato: lode e anche coro di grida amare

Tema del “Tempo del Creato” - che ispira il Messaggio del Papa - è “Ascolta la  voce del Creato”. Questa voce, afferma Francesco, è “una sorta di dissonanza”: “Da un lato un dolce canto” di lode al Signore e Creatore che ci ha voluti in comunione nella “grande cattedrale del creato”; dall’altro, è un ”grido amaro che si lamenta dei nostri maltrattamenti umani”, un grido anzi un “coro di grida amare”. Esse - spiega il Pontefice - sono della “madre sorella Terra che “implora di fermare i nostri abusi e la distruzione”, delle creature che la abitano e che si stanno estinguendo; è il grido dei poveri che soffrono più di tutti della crisi climatica. È anche il grido di “fratelli e sorelle di popoli nativi” oggetto di “predatori” che li hanno invasi e devastati. Infine è il grido dei nostri figli, minacciati da un “miope egoismo”, che “chiedono ansiosi a noi adulti” di fare il possibile per “prevenire o almeno limitare il collasso degli ecosistemi”.
segue