Festa di speranza

Natale a BetlemmeBETLEMME, 11. «Per festeggiare il Natale, celebriamo la vita, la gioia e la speranza, ma dobbiamo farlo in uno spirito di compassione con chi soffre, e di rispetto per i nostri martiri». Parole di Vera Baboun, sindaco cristiano di Betlemme, rilanciate dal sito in rete del patriarcato di Gerusalemme dei Latini. Baboun, prima donna a guidare la municipalità che ha dato i natali al Salvatore, ricorda la sofferenza della popolazione, profondamente segnata dai lutti del conflitto israelopalestinese, e spiega così il desiderio che i festeggiamenti per il prossimo Natale si svolgano in un clima di sobrietà e moderazione. Andando così all’essenziale del messaggio cristiano.
«La situazione è critica, ma dobbiamo continuare a gridare il nostro messaggio di pace; il messaggio di una città che, tuttavia, non conosce pace», ha detto ancora il sindaco di Betlemme. Così, l’albero di Natale riccamente decorato troneggia in piazza della Mangiatoia e brilla di luci ogni sera. Anche le decorazioni adornano le vie del centro, ma sono di quantità inferiore al solito. E al posto dei tradizionali fuochi d’artificio, le chiese di Betlemme, sabato scorso, in occasione dell’accensione dell’albero, hanno suonato le loro campane per invocare il dono della pace. La processione guidata dal patriarca di Gerusalemme dei Latini, a sua volta, si terrà come previsto, e sarà la municipalità a garantire il suo regolare svolgimento. Il 24 dicembre, monsignor Fouad Twal lascerà Gerusalemme, farà tappa al monastero di Mar Elias per arrivare poi a Betlemme. «È bello vedere che queste tradizioni permangono, nonostante la situazione», dice il rettore del seminario di Beit Jala, padre Jamal Khader, per il quale questa processione del patriarca da Gerusalemme a Betlemme deve essere vista come un «viaggio spirituale », perché «queste due città, quella della nascita di Cristo e quella della sua morte e risurrezione sono inseparabili». Clima di Natale segnato dalle difficoltà anche nella parrocchia cattolica di Ramallah, cittadina della Cisgiordania a soli diciotto chilometri da Gerusalemme. Qui, nei giorni scorsi il vescovo ausiliare Giacinto-Boulos Marcuzzo, vicario patriarcale per Israele, ha partecipato a una iniziativa benefica promossa da alcune organizzazioni come Legione di Maria, Gioventù cristiana e vincenziani. Si è trattato di un “Bazar della carità”, i cui proventi saranno devoluti alle famiglie in difficoltà. Sempre ai cristiani del Medio oriente che soffrono per la guerra e le persecuzioni del sedicente Stato islamico è poi destinata una speciale colletta promossa martedì scorso, solennità dell’Immacolata Concezione, dall’episcopato argentino in tutte le chiese del Paese.

© Osservatore Romano - 12 dicembre 2015