Il senso dell’esistenza terrena

patriarca ortodosso terrasantaGERUSALEMME, 7. Da Gerusalemme al Cairo, dalla Russia alla Serbia, agli Stati Uniti: gli ortodossi che seguono il calendario giuliano celebrano oggi la solennità del Natale del Signore. Ieri sera nella città santa migliaia di cristiani di tradizione orientale si sono recati a Betlemme dove il patriarca ortodosso di Gerusalemme, Teofilo III , ha guidato la preghiera nella basilica della Natività, mentre gruppi di scout, accompagnati dal suono delle cornamuse, intonavano canti natalizi.
Molti i cristiani palestinesi presenti (la maggioranza di essi pratica il culto orientale) e personalità politiche, come il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Mahmud Abbas. Le cerimonie si sono concluse con la messa di mezzanotte nella stessa basilica. Al Cairo i copti hanno celebrato il Natale tra imponenti misure di sicurezza, dopo quanto accaduto l’11 dicembre scorso (ventotto fedeli vennero uccisi in un attentato terroristico compiuto vicino alla chiesa di San Pietro). La messa nella cattedrale di San Marco, tra preghiere e canti in arabo e in copto, si è conclusa verso la mezzanotte ed è stata presieduta dal patriarca Teodoro II , alla presenza del presidente della Repubblica, Abdel Fattah el-Sisi. Nella chiesa di San Sergio il servizio di sicurezza, sia all’entrata sia fra i banchi, è stato garantito anche da trentacinque boy scout. Sono stati loro a verificare l’identità dei fedeli, guardando i documenti e il tatuaggio di una croce che la maggior parte dei cristiani egiziani porta impresso sul polso o sulla mano. «È di primaria importanza — scrive il patriarca di Mosca, Cirillo, nel messaggio di Natale — che noi cristiani non soltanto esortiamo gli altri a seguire alti ideali morali, ma ci impegniamo di persona a incarnarli nella nostra vita quotidiana, prima di tutto nel servizio concreto a ogni prossimo. Allora, con l’aiuto di Dio, vedremo in noi crescere i veri frutti dello Spirito: “amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” ( Galati , 5, 22). “Prestiamo attenzione gli uni agli altri, per stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone” ( E b re i , 10, 24). Superando conflitti e divisioni porteremo al mondo il sorprendente annuncio della nascita del Salvatore e con le opere testimonieremo la straordinaria bellezza e forza spirituale della fede ortodossa». Il patriarca Ireneo, primate della Chiesa ortodossa serba, nel suo messaggio spiega che «Natale ci rivela lo scopo e il senso della nostra esistenza terrena. Nel linguaggio dei santi padri, Dio è divenuto uomo affinché gli uomini siano divinizzati, divengano “dio attraverso la grazia” impregnando il nostro essere della pienezza della benedizione divina. Non si tratta di un massimalismo cristiano o di un’utopia antropologica, ma della realtà della vita in Cristo, una realtà spirituale che è dono di Dio. Non permettiamo dunque che nulla in questo mondo ci separi dall’amore di Dio, rivelato in Gesù Cristo nostro Signore». Il metropolita di New York e dell’America orientale, Ilarione, primate della Chiesa ortodossa russa fuori frontiera, invita invece a pregare per l’umanità sofferente: «In questi giorni difficili, mentre risuonano con particolare forza i comandamenti evangelici della pazienza, dell’umiltà e dell’amore fraterno, siamo testimoni di guerre fratricide, di violente persecuzioni contro i cristiani, di discordie sociali».

© Osservatore Romano - 8 gennaio 2017