“Io prete arabo per la Chiesa che parla ebraico”

Padre Rafic Nahra nuovo responsabile a Gerusalemme del Vicariato dei cattolici di lingua ebraicaLa loro casa a Gerusalemme si trova nella via dedicata ad HaRav Kook, il rabbino capo ai tempi del Mandato britannico; Mea Shearim, il celebre quartiere degli haredim, è a poche centinaia di metri. Nella cappella il candelabro è a sette braccia, la messa si

celebra in ebraico e l'Eucaristia è una matzah spezzata dal celebrante, come deve aver fatto Gesù nell'Ultima Cena. Insieme alle comunità di Haifa, Tel Aviv e Beer Sheva, Casa San Simeone e Anna a Gerusalemme è il cuore del Vicariato di San Giacomo per i cattolici di espressione ebraica in Israele. È la piccola comunità rinata negli anni Cinquanta, all'interno del Patriarcato latino di Gerusalemme, come eredità vivente della comunità giudeo-cristiana nata dalla prima predicazione di Gesù e degli apostoli. Formata da persone giunte al cristianesimo con storie diverse ma tutte fortemente legate a un contesto ebraico, è un ponte naturale tra la Chiesa cattolica e l'Israele di oggi. E da qualche settimana ha una nuova guida che in qualche modo ne segna un nuovo passaggio: il gesuita israeliano padre David Neuhaus ha infatti passato il testimone a padre Rafica Nahra, 58 anni, sacerdote di origini libanesi. Un arabo, dunque, come vicario della comunità che è segno vivente del legame inscindibile tra la Chiesa e il popolo ebraico. 

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2017/11/22/