La testimonianza dei frati francescani chiusi nel Santo Sepolcro

presso il santo sepolcroDopo tre giorni di chiusura, il 28 febbraio alle quattro del mattino la porta del Santo Sepolcro è stata riaperta. Da domenica pomeriggio a essere rimasti all'interno della Basilica erano solo le comunità di religiosi greco-ortodossi, francescani e armeni che vivono nel Sepolcro.
Durante il terzo giorno di chiusura avevamo chiesto ai frati francescani del Santo Sepolcro la loro testimonianza e avevano assicurato che la vita all'interno non era cambiata. Ecco che cosa ci avevano raccontato il Presidente della fraternità francescana e il sacrestano.

«Anche se non possiamo uscire, la nostra vita di ogni giorno è la stessa - spiega al telefono P. Zacheusz Drazek, Presidente della fraternità francescana del Santo Sepolcro -. Siamo dieci frati e preghiamo per tutti i pellegrini». Il frate di origini polacche, da quasi due anni come Presidente, racconta che comunicano con il mondo esterno attraverso la piccola finestra posizionata sulla grande porta di ingresso, da cui stanno ricevendo intenzioni di preghiera e doni. «Abbiamo ottimi rapporti con le altre comunità degli ortodossi e degli armeni e c'è una tranquillità e un silenzio speciale - afferma P. Zacheusz -. L'aspetto diverso di questi giorni è che, siccome la nostra cuoca non può entrare, siamo noi frati a dover cucinare». Nonostante il dispiacere di non poter accogliere i pellegrini, il Presidente della fraternità francescana del Santo Sepolcro spiega che, al terzo giorno dalla chiusura, c'è serenità tra i frati.

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