Gerusalemme Testimoni credibili. La piaga del clericalismo tra i temi discussi dagli ordinari cattolici di Terra Santa - L'Osservatore Romano

Ordinari(Giovanni Zavatta) «Gli abusi di ogni tipo, il modo di esercitare l’autorità e uno stile non conforme alla vocazione ricevuta hanno contribuito a riflettere sull’incoerenza di stile di vita. A partire dalla propria vocazione, dobbiamo essere portati a soffermarci sulla nostra coerenza di vita sacerdotale, sulla nostra
dignità e vocazione battesimale, sulla missione della Chiesa di essere a servizio della comunione fra e con tutti». Il richiamo è contenuto nel comunicato diffuso al termine della riunione dell’Assemblea degli ordinari cattolici di Terra Santa (Aocts) svoltasi nei giorni scorsi al Christian Information Center di Gerusalemme.
Il terzo punto in discussione era «sapere come vivere diversamente»: padre Jerzy Kraj, vicario patriarcale di Gerusalemme dei Latini per Cipro, ha presentato il tema intitolato Autosufficienza alle radici del clericalismo. La Chiesa non è un’élite, il clericalismo è una caricatura della vocazione. Per vivere in modo diverso, si sottolinea, «è essenziale chiedersi: dov’è il centro della mia vita?». E sapere come vivere diversamente «richiede coraggio, ma è l’unico modo per essere testimoni credibili». Le idee derivanti dalla condivisione saranno ora oggetto di riflessione durante gli incontri di formazione di sacerdoti, diocesani e religiosi.
I lavori sono stati inaugurati dal pro-presidente, monsignor Moussa El-Hage, arcivescovo di Haifa e Terra Santa dei Maroniti, che ha dato il benvenuto ai presenti, ai rappresentanti pontifici e a monsignor Youssef Matta, arcivescovo di Akka dei Greco-Melkiti, che ha partecipato alla riunione dell’Aocts per la prima volta. I nuovi arrivi in seno all’assemblea, si legge nella nota, «sono benvenuti, così potranno portare nuove idee e lavorare con entusiasmo per il bene della Chiesa». Il già nunzio apostolico in Giordania e in Iraq, ora in Cile, arcivescovo Alberto Ortega Martín, e monsignor Boutros Melki, esarca patriarcale per i fedeli siri residenti in Gerusalemme, Palestina e Giordania, sono stati ringraziati per il loro servizio pastorale e diplomatico nonché per «la loro condivisione della fraternità e semplicità di vita» negli anni in cui hanno partecipato alle riunioni degli ordinari cattolici di Terra Santa. Ringraziamenti anche a padre Iyad Twal (ora presidente del dipartimento di Studi umanistici all’Università di Betlemme) per il suo servizio presso il Segretariato delle scuole cristiane di Gerusalemme e Palestina, al posto del quale è stato nominato, come direttore, padre Jamal Khader.
La celebrazione dell’eucaristia sul Monte Calvario è stato un momento spirituale forte e intenso. Ai piedi della croce, i vescovi hanno pregato per le persone che soffrono nelle loro diocesi e hanno offerto le personali preoccupazioni e difficoltà «nelle mani» del Signore.
Oltre a quello del saper vivere in modo diverso, sono stati sottolineati altri due concetti base: accettarsi l’un l’altro come fratelli e rispettare gli altri nella loro dignità. Padre Rafic Nahra, vicario patriarcale di Gerusalemme dei Latini per i fedeli cattolici di espressione ebraica, ha presentato il tema Formazione integrale dei migranti. La presenza di profughi in Giordania, Israele e Cipro è significativa, circa 250.000 unità, dei quali la metà sono cristiani: «Questi migranti devono affrontare molte questioni legali, sociali, economiche e di educazione dei figli; a volte sono soggetti a forme di schiavitù e persino costretti a scegliere la prostituzione come mezzo di sussistenza, senza dimenticare i richiedenti asilo che, fuggendo dalla loro terra, sono esposti alla violenza, allo stupro, al rapimento». La Chiesa, cattolica per sua natura e missione, ha il dovere di educare lo sguardo e il cuore dei suoi fedeli, di formare parrocchie e comunità, di «vedere nell’altro l’immagine di Dio e vivere come fratelli in Cristo».
Parallelamente, ai gruppi di cristiani migranti viene chiesto di aprirsi a una nuova cultura senza isolarsi e allontanarsi. Questa accoglienza «diventa ricchezza e opportunità di crescita se generata dalla fede, sostenuta dal vero amore e nutrita dalla speranza», afferma ancora la nota finale.
Ma c’è un altro imperativo: rispettarsi a vicenda nella dignità. Dopo un lungo processo di preparazione, gli ordinari hanno letto e apportato gli ultimi ritocchi al testo per definire un codice etico (di condotta) per i luoghi di vita e di lavoro gestiti dalla Chiesa: «Ognuno ha il diritto di essere rispettato e il dovere di rispettare gli altri nella loro dignità. Qualsiasi atto di umiliazione, qualsiasi parola offensiva, qualsiasi tentativo di violenza deve essere vietato. Le nostre istituzioni diocesane, parrocchiali e religiose devono brillare attraverso la testimonianza dei valori umani e religiosi che salvaguardano e assicurano la crescita della persona umana». Il codice etico, una volta pubblicato e distribuito, servirà come base per la stesura di un codice di condotta adattato a ciascuna delle istituzioni cattoliche. «Questa non è un’opzione, ma un obbligo», si sottolinea.
L’Aocts ha infine «preso in considerazione il rapporto sul programma di studi imposto nelle scuole palestinesi. Nei libri di testo ci sono affermazioni e insinuazioni che possono essere fraintese e che portano al fanatismo e all’esclusivismo. Dal momento che ciò non riflette la posizione politica dello Stato di Palestina, gli ordinari cattolici mettono la questione nelle mani del Segretariato per le scuole cristiane che seguirà il caso».
La prossima riunione plenaria si svolgerà il 10 e 11 marzo 2020. Si parlerà anche di un problema delicato con dimensioni teologiche, ecclesiali e pastorali: l’ammissione ai sacramenti dei fedeli non cattolici. «Per pacifismo e per non creare contrasti, spesso si tollerano errori gravi e inaccettabili», conclude il comunicato.
L'Osservatore Romano, 22-23 ottobre 2019.