Debora Donnini – Città del Vaticano
Dalle piramidi del Cairo, passando per il Monte Sinai, fino alla Terra Santa sulle tracce dell’Esodo. Lungo questo percorso fatto di reperti storici di straordinaria importanza e spesso di polvere del deserto, si sono avviati molti gruppi degli ottomila giovani provenienti dalle comunità neocatecumenali degli Stati Uniti. Per 10-15 giorni hanno peregrinato fino all’appuntamento vocazionale sul Monte delle Beatitudini, che si è tenuto il 19 luglio scorso. Lì dove San Giovanni Paolo II, 22 anni fa, nel marzo del 2000, celebrò la Messa incontrando anche allora tanti ragazzi esortandoli a essere apostoli di queste parole di vita nel nuovo Millennio.
Pizzaballa: dall’incontro all’amore
“La mentalità delle Beatitudini è totalmente diversa dalla nostra mentalità”, ha messo in luce il Patriarca Latino di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa che ha presieduto l’incontro accompagnato da alcuni vescovi e sacerdoti. Per capire veramente, bisogna cambiare il cuore, serve la conversione, e per questo è necessario incontrare Gesù. Un incontro che avviene tramite i Sacramenti ma anche attraverso questa terra. Il motivo principale del pellegrinaggio è infatti quello di avere un’esperienza di Cristo.
Il mondo, la creazione, l'umanità, tutto è frutto dell'amore di Dio, “dobbiamo amarli - ha sottolineato il Patriarca - ma non accettare la mentalità di questo mondo”, perché solo l’amore può cambiare le cose. Da qui la sua preghiera per tutti: “Che portiate un po' della vostra esperienza della Terra Santa ovunque andiate - nel vostro Paese, nella vostra casa - e anche l'esperienza di Gesù fatta qui, e dire: ‘Sì, Gesù è risorto e lo abbiamo incontrato’”.
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