Santi, beati e testimoni
Il messaggio di pace del “primo dei chiamati”
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- Creato: 01 Dicembre 2020
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Il 30 novembre è un giorno di festa comune tra le Chiese d’oriente e d’occidente. Sant’Andrea apostolo, Protóklitos, che vuol dire “chiamato per primo”. Egli, patrono del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, contraddistingue questo giorno di festa e commemorazione liturgica, come momento universale di preghiera condivisa tra i cristiani delle Chiese di Roma e Costantinopoli. La Divina liturgia di san Giovanni Crisostomo, celebrata in questo giorno, canta nell’Apolitíkyon di sant’Andrea cioè nell’inno della festa del Santo: «O Andrea, che fra gli
Apostoli fosti chiamato per primo, come fratello del Corifeo, implora dal Signore onnipotente la pace per il mondo e la grande misericordia per le anime nostre». Sembra quasi che la supplica di questa preghiera sia una nota costante che risuona forte ancora oggi tra i vari percorsi della storia della Chiesa nel lungo cammino di riconciliazione e comunione tra fratelli, e non soltanto guardando alla dimensione ecumenica ma alla pace tra i popoli.
La vita dell’apostolo Andrea che per primo rispose alla chiamata di Gesù, in un anno attraversato da un dolore esteso all’intera umanità a causa della pandemia, dalla comune sofferenza che non ha fatto distinzioni, fa riflettere sul martirio patito in vita e il supplizio finale come il vero abbraccio della croce. Nella vastità territoriale ricoperta dai viaggi di sant’Andrea apostolo, individuiamo non solo la testimonianza della diffusione del cristianesimo e della generazione di comunità di cristiani in territori pagani, ma siamo fatti testimoni dei martìri subiti dal Santo nell’azione di evangelizzazione tra le nazioni, fino all’ultimo respiro su una “croce diversa” che ha generato nei secoli una diffusa devozione al santo così variegata tra popoli di culture diverse che parte dalla Galilea, passando dal mar Nero, per arrivare fino in Scozia.
Secondo una narrazione della Passione del santo apostolo risalente agli inizi del vi secolo, egli saluta la croce così: «Salve, o Croce, inaugurata per mezzo del corpo di Cristo e divenuta adorna delle sue membra, come fossero perle preziose[...] Ora invece, dotata di un amore celeste, sei ricevuta come un dono... quanta gioia tu possiedi, quanti regali tu tieni preparati. Sicuro dunque e pieno di gioia io vengo a te, perché anche tu mi riceva esultante come discepolo di colui che fu sospeso a te [...]». Un altro segno di grande consapevolezza, di un’attesa maturata nel tempo e dimostrata dal primo incontro con Gesù la si trova in una delle Omelie sul vangelo di Giovanni, di san Giovanni Crisostomo, dove si leggono queste parole su Andrea apostolo: «Quella di Andrea è la parola di uno, che aspettava con ansia la venuta del Messia, che ne attendeva la discesa dal cielo, che trasalì di gioia quando lo vide arrivare, e che si affrettò a comunicare agli altri la grande notizia» (19, 1).
Ma Andrea fu soprattutto l’apostolo del mondo greco, dove già nei vangeli si preannunciava questo suo mandato, quando, per la festa di Pasqua, giunsero a Gerusalemme dei greci ai quali Andrea e Filippo (il cui nome è di origine greca) fecero da “interpreti e mediatori” dinanzi a Gesù quando profetizza la Chiesa dei greci, dei pagani e del mondo come frutto della sua Pasqua con il racconto del chicco di grano caduto in terra che deve morire per poter dare molto frutto (Benedetto XVI, Udienza generale, 14 giugno 2006). E sarà proprio la croce a segnare quell’unità nella fratellanza di Pietro e Andrea, nella comune missione dinanzi all’unica croce di Cristo, inequivocabile simbolo universale della cristianità che sempre più da vicino guarda alla piena comunione e unità, oggi in particolar modo nel ricordo di sant’Andrea delle Chiese sorelle di Roma e Costantinopoli. La data del 30 novembre, è infatti una data altamente simbolica nel calendario liturgico, sia per la Chiesa di Roma che per quella di Costantinopoli, ovvero uno stesso giorno per commemorare congiuntamente sant’Andrea apostolo.
A partire dal 1964, quando Paolo VI volle che le reliquie del santo apostolo dopo cinque secoli di custodia romana venissero riportate a Patrasso, in Grecia (luogo della sua crocifissione), attraversando vari eventi che si sono susseguiti nel tempo, specie avvicinandoci di più a quelli recenti, si sono rivelate profetiche le parole di Papa Francesco, nel messaggio inviato al Patriarca ecumenico Bartolomeo i il 30 novembre 2018, riguardo le nuove sfide del tempo attuale: «In un mondo ferito dal conflitto, l’unità dei cristiani è un segno di speranza che deve risplendere sempre più visibilmente. [...] entrambe le Chiese, con senso di responsabilità verso il mondo, hanno avvertito quell’urgente chiamata, che coinvolge ciascuno di noi battezzati, ad annunciare il Vangelo a tutti gli uomini e a tutte le donne. Per questo motivo, oggi possiamo lavorare insieme nella ricerca della pace tra i popoli».
Quell’unità sempre più vicina, in cui si respirano l’anima orientale e occidentale dell’unica Chiesa di Cristo, si è già sentita fortemente il 7 luglio 2018 a Bari alla presenza riunita dei capi di Chiese o dei loro rappresentanti nella giornata di preghiera e riflessione per la pace in Medio Oriente «Su di te sia Pace!», dove la condivisione della preghiera si è fatta consolazione di fronte al tormento dei conflitti fra i popoli.
Ma il 2014 in particolare ha segnato il nuovo orizzonte di quel cammino condiviso ancora una volta nello spirito dell’Inno a Sant’Andrea invocando «la pace per il mondo e la grande misericordia per le anime nostre» con l’incontro a Gerusalemme nel mese di maggio di Papa Francesco con il Patriarca Bartolomeo — in ricordo dello storico abbraccio tra Paolo VI e il Patriarca Atenagora — per poi giungere alla firma della Dichiarazione congiunta, sigillo della memoria storica di quel 30 novembre 2014, festa del santo apostolo Andrea, riuniti insieme in preghiera nella Chiesa patriarcale di San Giorgio, a Istanbul.
Le nuove sfide da percorrere riguardano altre estensioni e percorsi da avviare, ma che già nel camminare insieme le due Chiese ne stanno condividendo molti aspetti: si pensi al dialogo interreligioso, alla “cura della Casa comune”, alla povertà, ai rifugiati etc.
La croce decussata di sant’Andrea, di cui ieri abbiamo fatto memoria quale compimento finale della adesione a Cristo, rispecchia quanto Papa Francesco ha ricordato il 20 ottobre scorso durante l’Incontro internazionale di preghiera per la pace promosso dalla Comunità di Sant’Egidio a Roma dicendo: «Dalla croce è sgorgato il perdono, è rinata la fraternità: “la Croce ci rende fratelli”» da Roma a Costantinopoli fino alle periferie della terra.
di Papàs Elìas Al Bdeiwi
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